
“Il primo obiettivo del Recovery è riparare i danni della pandemia”. Nel complesso disponibili 248 miliardi di euro
E’ alle battute finali il Recovery Plan, il famoso documento che l’Italia si appresta a consegnare alla Commissione europea per ottenere i tanto agognati fondi europei che serviranno per far ripartire l’economia, messa a dura prova dalla pandemia. 6 sono le missioni per investimenti per 191,5 miliardi di euro con l’unico obiettivo di permettere all’Italia, una volta sconfitto il virus, di tornare a crescere (guarda qui).
«Sbaglieremmo tutti a pensare che il Pnrr pur nella sua storica importanza sia solo un insieme di progetti, di numeri, scadenze, obiettivi. Nell’insieme dei programmi c’è anche e soprattutto il destino del Paese. Metteteci dentro le vite degli italiani, le attese di chi ha sofferto la pandemia, l’aspirazione delle famiglie, le giuste rivendicazioni di chi non ha un lavoro o di chi ha dovuto chiudere la propria attività, l’ansia dei territori svantaggiati, la consapevolezza che l’ambiente va tutelato e rispettato». Queste le prime parole di Draghi alla Camera, presentando il piano che è frutto di uno sforzo corale. «E’ questione non solo di reddito e benessere, ma di valori civili e sentimenti che nessun numero e nessuna tabella potrà mai rappresentare – ha continuato. – L’opera fallirà se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini pronti a sacrificarsi per il bene comune. A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani».
Il piano ha tre obiettivi principali: il primo è riparare il Paese dalle ferite provocate dalla pandemia. «Il primo con un orizzonte ravvicinato è riparare i danni della pandemia, che ci ha colpito più dei nostri vicini europei, il Pil caduto è dell’ 8,7%, i giovani e le donne hanno sofferto di più il calo dell’occupazione. Le misure di sostegno hanno attutito l’impatto sociale ma questo si è sentito sulle fasce più deboli», ha detto.
Il piano, che capta i prestiti Ue, sarà articolato in progetti di investimento e riforme. L’accento sulle riforme è fondamentale. «Queste non solo consentono di dare efficacia e rapida attuazione agli stessi investimenti, ma anche di superare le debolezze strutturali che hanno per lungo tempo rallentato la crescita e determinato livelli occupazionali insoddisfacenti, soprattutto per i giovani e le donne», ha continuato.
Oltre al Pnrr da 191,5 miliardi e al Piano complementare da 30,6 miliardi, Draghi ha aggiunto che sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche. Il premier ha chiarito inoltre che è poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, utilizzate nell’ambito del dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti per 15,5 miliardi. Nel complesso sono a disposizione circa 248 miliardi di euro.
Il piano avrà effetti significativi sulle principali variabili economiche. «Nel 2026 il Pil sarà di circa 3,6 punti percentuali superiore rispetto a uno scenario di riferimento che non tiene conto dell’attuazione del Piano – ha aggiunto. – Ne beneficia anche l’occupazione che sarà più elevata, di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio 2024-2026. Queste stime ipotizzano un’elevata efficienza degli investimenti pubblici effettuati, ma non quantificano l’ulteriore impulso che potrà derivare dalle riforme previste dal Piano e per quanto riguarda l’occupazione femminile e giovanile non tiene conto della clausola di condizionalità trasversale a tutto il Piano».
Il piano servirà a sviluppare la digitalizzazione, l’innovazione e la cultura. Contribuirà a migliorare il trasporto pubblico e le infrastrutture, ridurrà il gap tra Nord e Sud e servirà anche a supportare le famiglie, il lavoro delle donne e dei giovani, aspetti essenziali per rilancio del Paese.
Per il Superbonus non sono previsti tagli, anzi verranno stanziati, tra Pnrr e Fondo complementare, oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. «Non c’è alcun taglio – ha ribadito il premier. – La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 solo per le case popolari. E’ un provvedimento importante per il settore delle costruzioni e per l’ambiente. Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel ddl di bilancio per il 2022 una proroga dell’ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021, con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e sicurezza degli edifici».
Draghi ha spiegato che sul Recovery “le funzioni di monitoraggio, controllo e rendicontazione e i contatti con la Commissione Europea sono affidati al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Infine, è prevista una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio, con il compito tra l’altro di interloquire con le amministrazioni responsabili in caso di riscontrate criticità nell’attuazione del Piano“.
Oggi Draghi ha presentato il piano a Montecitorio, mentre domani ci sarà la replica in Senato.
Il via libera non è in discussione, vista la larghissima maggioranza su cui può contare il premier.
Il Consiglio dei ministri per il sì definitivo al Pnrr potrebbe cadere giovedì. E nella stessa riunione non è escluso che Draghi affronti l’altro dossier caldissimo di fine aprile: il decreto imprese chiamato a dare i nuovi sostegni alle attività chiuse dalle restrizioni anti-Covid.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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