
Persi 243 mila posti a tempo indeterminato. La spesa alimentare è aumentata di 6 miliardi di euro in un anno a causa del lockdown che ha costretto a casa moltissimi italiani
In 14 mesi sono stati bruciati 514 mila posti di lavoro, il doppio di quelli creati tra il 2013 e il 2019, e per oltre 6 ristoratori su 10 il calo di fatturato ha superato il 50% del volume d’affari dell’anno precedente. A mettere in luce ancora una volta come il settore del food sia stato martoriato dalla pandemia e dalle relative misure restrittive è il Rapporto annuale sulla ristorazione in Italia per il 2020 di Fipe-Confcommercio, secondo cui nel settore il 97,5% delle imprese ha perso fatturato lo scorso anno. «Nel 2020 abbiamo perso 243 mila lavoratori a tempo indeterminato, in larga parte giovani e donne malgrado il blocco dei licenziamenti – ha detto il vicepresidente di Fipe Luciano Sbraga. – Molti di loro si sono dimessi per trovare un altro lavoro. Non potevano vivere con la cassa integrazione, spesso pagata in ritardo». Nel mirino del vicepresidente finiscono anche i ristori. «Il 23,7% imprese non li ha avuti, perché i meccanismi burocratici le hanno tagliate fuori. Codici Ateco, chiusure e altri impedimenti le hanno rese le esodate dei ristori».
Le restrizioni anti-Covid hanno cambianto i consumi degli italiani: si mangia di più in casa e mentre cresce di 6 miliardi di euro la spesa alimentare tra le mura domestiche, crolla di 31 miliardi di euro quella in bar e ristoranti. Dal rapporto emerge però anche che gli italiani hanno speso meno soprattutto per prodotti agroalimentari di qualità superiore (vino, olio, piatti elaborati), comunemente consumati in maniera maggiore all’interno dei locali.
Le restrizioni hanno inoltre modificato il rapporto tra i consumatori e i pubblici esercizi. Se a luglio 2020, periodo nel quale i locali sono tornati a lavorare a buoni ritmi, la colazione rappresentava il 28% delle occasioni di consumo complessive, a febbraio 2021 la percentuale è salita al 33%. L’esatto contrario di quanto accaduto con le cene, passate dal 19% a meno dell’11%. A febbraio 2021 colazioni, pranzi e pause di metà mattina hanno costituito l’87% delle occasioni di consumo fuori casa. Mentre, per ragioni legate ai divieti e coprifuoco, è scomparsa l’attività serale.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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