
A Pechino si intensificano le pressioni inflazionistiche. Aumentano i costi delle materie prime, i prezzi energetici, il costo del lavoro e dei trasporti
Sono stati pubblicati quest’oggi i dati relativi al Pmi servizi di Cina e Giappone che, in entrambi i casi, segnano rallentamenti. Nel mese di maggio il Pmi servizi della Cina elaborato congiuntamente da Caixin e Markit ha segnato un calo a 55,1 punti rispetto ai precedenti 56,3 punti. Il dato ha disatteso le stime di 56,2 punti, rimanendo comunque in fase di espansione, in quanto superiore ai 50 punti, linea di demarcazione tra fase di espansione (valori al di sopra) e di contrazione (valori al di sotto). In flessione anche il Pmi Composite, sceso a 53,8 punti dai 54,7 punti di aprile.
I dati hanno scontato il calo della domanda estera mentre la crescita dei nuovi ordinativi ha rallentato il passo. Detto questo, le aziende attive nel settore servizi hanno incrementato la loro forza lavoro per il terzo mese consecutivo.
Le pressioni inflazionistiche sono però salite, con i costi input aumentati a maggio a un ritmo più elevato. In particolare, sono aumentati i costi delle materie prime, i prezzi energetici, il costo del lavoro e dei trasporti.
Rimane negativo il Pmi dei servizi del Giappone stilato congiuntamente da Jibun Bank e Markit che nel mese di maggio è rimasto in contrazione per il 16esimo mese consecutivo, attestandosi a 45,6 punti, rispetto ai 45,7 punti emersi dalla lettura preliminare del dato, e in rallentamento rispetto ai 49,5 punti di aprile.
Anche il Pmi Composite è in calo: rivisto al rialzo dai 48,1 punti del dato preliminare, ora si attesta ai 48,8 punti, in diminuzione dai precedenti 51 punti. Dal report è emersa una contrazione più forte della componente della produzione, una crescita dell’occupazione al ritmo più lento dal mese di febbraio e un indebolimento dell’ottimismo delle aziende giapponesi al minimo in quattro mesi.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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