
Sono 600 pagine di maxi relazione con 190 misure e 525 obiettivi
Nelle scorse ore la Commissione europea ha approvato il Piano di ripresa e resilienza formulato dal Governo Draghi (leggi qui). L’Italia è stata promossa a pieni voti, con dieci A e una B nei costi, per un piano che prevede 191,5 miliardi di euro tra sovvenzioni, per cui sono stimati 68,9 miliardi, e prestiti, i restanti 122,6 miliardi. I due dati che sintetizzano il Piano, il più corposo di tutto il progetto Next Generation Eu, sono l’aumento del Pil tra l’1,5 e il 2,5% e 240 mila posti di lavoro entro il 2026.
La maxi relazione da 600 pagine presenta 190 misure, suddivise in 58 riforme e 132 investimenti, con ben 525 obiettivi. Alla transizione verde è destinato il 37% dei fondi, mentre il 25% va alla transizione digitale. «Il piano italiano è ambizioso e lungimirante e permetterà di costruire un futuro migliore per l’Italia e per l’Europa – ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – effettuiamo sempre una valutazione molto prudente dell’impatto che il rispettivo piano nazionale di resilienza della ripresa avrà sull’economia nazionale e il piano italiano avrà approssimativamente un impatto dall’1,5 al 2,5% del Pil e di oltre 240 mila nuovi posti di lavoro in Italia fino al 2026».
Adesso la prossima tappa è l’approvazione dell’Ecofin che dovrebbe arrivare il 13 luglio. Dopodiché il Paese potrà ricevere i 24,89 miliardi di euro di prefinanziamento: per il momento c’è incertezza sulla data effettiva, perché l’obiettivo dell’Ue è consegnare i soldi a luglio ma se non dovesse raccogliere abbastanza fondi sul mercato il prefinanziamento sarà distribuito prorata tra gli Stati che hanno già i piani approvati.
Le modifiche apportate dall’Ue sono state poche, e hanno riguardato in particolare la biodiversità e il rispetto del principio “non arrecare danno eccessivo all’ambiente”. Sono pertanto stati aggiunti 1,2 miliardi da usare in misure di ripristino delle risorse marine, di rimboschimento, sia nelle città che fuori dai centri urbani, e anche misure a tutela della natura in parte del Po’. Tra queste, alcune rientravano già nel piano Transizione 4.0 finanziato con 13,38 miliardi all’interno della missione per la digitalizzazione, innovazione e competitività.
L’Ue ha chiesto anche ragguagli in merito ad alcuni progetti di mobilità per il rinnovo di materiale rotabile o flotte passate, treni e così via, per le quali non era evidente se si stava davvero parlando di veicoli a basse emissioni.
di: Micaela FERRARO
FOTO: AGI/AFP
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