
Le sigle sindacali chiedono un incontro con il Governo altrimenti sarà sciopero
Scatta la protesta per la cassa integrazione prevista per un numero massimo di quattro mila dipendenti a partire dal 28 giugno per 12 settimane. Non una Cig per crisi di mercato ma perché l’ex Ilva non è in grado di far marciare tutti gli impianti visto che sono ancora fermi altoforno 4 e acciaieria 1. I sindacati giudicano la situazione “inaccettabile“.
A tal proposito c’è stato un incontro tra le organizzazioni sindacali e i vertici aziendali di Acciaierie d’Italia. Fim, Fiom e Uilm hanno incontrato l’azienda a Taranto ed evidenziato delle criticità in merito all’avvio della stessa procedura di cassa in quanto, anche alla luce della sentenza del Consiglio di Stato (guarda qui), “la stessa non è uno strumento ritenuto idoneo a gestire la complessa fase legata al futuro piano industriale e ambientale di tutti gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia”, come si legge in una nota. «Riteniamo inaccettabile – fanno sapere le tre sigle sindacali – che tale discussione possa avvenire senza che ancora si sia insediato il cda di Acciaierie d’Italia e soprattutto in assenza di un Governo che dovrebbe garantire la concreta gestione della vertenza attraverso un costante e proficuo confronto con le rappresentanze dei lavoratori».
Per i metalmeccanici è del tutto evidente che l’attuale gestione della fabbrica necessita di un focus “sulla marcia degli impianti, sulla programmazione delle manutenzioni straordinarie e ordinarie, sulla rotazione e sui numeri dei lavoratori in cassa, sull’integrazione salariale e sulle opere di risanamento ambientale che continuano ad avere inspiegabili stop and go”.
Ecco allora che se mancherà un incontro con il Governo il 2 luglio Fim, Fiom e Uilm si riuniranno in assemblea per decidere insieme ai lavoratori le iniziative di mobilitazione da intraprendere.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA / CIRO FUSCO
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