
Il 2020 è stato un anno di svolta per il settore domestico
Il lavoro domestico ha subito un grosso incremento in termini di contratti regolarizzati nel corso del 2020. Lo dicono i dati resi noti dall’Inps, dai quali emerge che i livelli di occupazione per colf e badanti e per i lavoratori domestici in generale sono tornati quelli precedenti al 2015 interrompendo una tendenza decrescente che era iniziata nel 2012.
L’aumento dei contratti soprattutto per colf e badanti è dovuto al lockdown e alla sanatoria per il lavoro nero inserita nel decreto Rilancio di maggio 2020, che ha reso necessario assumere con regolarità le persone perchè altrimenti non si potevano spostare per via delle misure restrittive. Secondo l’Istituto nel corso dell’anno della pandemia ci sono stati 920.722 versamenti contributivi all’Inps in incremento del 7,5% rispetto al 2019. «Dalla serie storica degli ultimi sei anni – sottolinea l’Inps – si nota che la diminuzione del numero di lavoratori domestici riscontrata fino al 2019 è simile tra uomini e donne, anche se la composizione per genere evidenzia una netta prevalenza di donne, il cui peso sul totale è aumentato nel corso del tempo, fino a raggiungere nel 2019 il valore massimo degli ultimi sei anni, pari all’88,6%».
I lavoratori domestici si concentrano prevalente al Nord-Ovest, con il 30,2% di presenze, seguito dal Centro con il 27,3%, il Nord-Est con il 20,3%, il Sud con il 12,7% e le Isole con il 9,5%. Per quanto riguarda le differenze regionali, la prima per numero è la Lombardia con il 18,7% di lavoratori nel 2020; seguono Lazio con 13,8%, Emilia Romagna con 8,7% e Toscana con 8,6%. Invece, l’area di provenienza dei lavoratori domestici è l’Europa dell’est principalmente, da cui arriva il 38,2% del totale degli impiegati; segue l’Italia con 31,2%, le Isole Filippine con il 7,3% e il Sud America con il 7,29%.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
Ti potrebbe interessare anche: