La riforma è al vaglio del Governo ma i sindacati esprimono dubbi
Il Belgio si sta muovendo per l’introduzione della settimana lavorativa di quattro giorni senza riduzione dell’orario di lavoro: un’ipotesi che permetterebbe di ottenere un giorno di riposo in più ma che allungherebbe anche l’orario a 9 ore e mezza.
Il Governo sta vagliando la proposta, ma i sindacati si sono mostrati perplessi.
Coloro che difendono la proposta fanno appello al fatto che consentirebbe un equilibrio migliore tra vita professionale e lavorativa, ridurrebbe il rischio di problemi mentali associati al lavoro e sarebbe una manovra positiva per l’ambiente perché ridurrebbe il pendolarismo.
Coloro che invece criticano la misura sottolineano come il carico di lavoro giornaliero aumenterebbe per il passaggio da 7 ore e 36 minuti a 9 ore e mezza; questo potrebbe comportare un peggioramento a livello di benessere del lavoratore soprattutto per i genitori che hanno i figli a scuola e potenzialmente potrebbe essere dannoso per la produttività.
Il ministro del Lavoro, il socialista Pierre-Yves Dermagne, è favorevole alla settimana di quattro giorni, ma con una riduzione dell’orario di lavoro e senza perdita di salario. Inoltre raccomanda di accompagnarla con il “diritto alla disconnessione” per garantire che il riposo i periodi sono rispettati.
Al contrario, il ministro dell’Ambiente si è detto avverso: «ho sempre difeso la riduzione dell’orario di lavoro, ma qui si tratta di una redistribuzione. Il giorno di riposo, come proposto in questa formula, sarebbe necessario per recuperare dalle ore prese in prestito i giorni precedenti».
Il Belgio non è il primo Paese europeo a interrogarsi sulla possibilità di istituire questo tipo di settimana “corta”. In Spagna la multinazionale Desigual si è già mossa in questo senso riducendo i salari per gli stipendi, mentre in Islanda tra il 2015 e il 2017 c’è stata una riduzione dell’orario da 40 a 35 ore settimanali, ripartita su quattro giorni e senza riduzioni.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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