I tre lavorano per la Yazaki Italia, società multinazionale che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli. Il ministro Orlando contro la decisione
Dopo Zoom (guarda qui), adesso anche Teams. Tre lavoratori sono stati licenziati con una videochiamata attraverso una delle piattaforme diventate ormai parte della quotidianità per chi lavora con metodi “smart” in tempi di pandemia e di distanziamento. «Lei è licenziata con effetto immediato, da domani la sua mansione sarà svolta in Portogallo e dunque a lei è interdetto l’accesso a ogni nostro stabilimento». Una doccia fredda, arrivata senza nessun tipo di preavviso.
I malcapitati sono tre lavoratori della Yazaki Italia, società multinazionale che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli anche di Stellantis. Due dei tre sono torinesi, mentre il terzo è legato al magazzino che Yazaki ha a Pastorano, in provincia di Caserta. Una è anche rappresentante sindacale della Fisascat Cisl.
Il caso ha immediatamente mobilitato i sindacati: oltre alla sigla della Cisl, anche la Filcams Cgil è scesa in trincea. I rappresentanti dei lavoratori hanno dato tre giorni all’azienda per il ritiro dei provvedimenti di licenziamento: in caso contrario scatterà lo sciopero. «Una decisione che dimostra come il valore umano sia considerato pari a zero da questa multinazionale. La comunicazione è stata fatta dai responsabili italiani dell’azienda, dicendo che era stato deciso così a livello europeo e che loro non potevano farci niente – dice con amarezza Stefania Zullo, dirigente di Fisascat. – Li hanno chiamati uno per uno, la mia collega mi ha telefonato subito dopo, in lacrime. Non è un comportamento accettabile. Non c’è stato il minimo dialogo, né un tentativo di ricollocamento per queste tre figure altamente professionalizzate. Ora che il loro lavoro ha preso la strada della costa più occidentale della penisola iberica, ai lavoratori coinvolti non resta che il dolore. Li hanno bloccati vietando loro qualunque tipo di accesso».
E sul caso è intervenuto anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando che boccia categoricamente le modalità con cui è avvenuto il licenziamento. «Non è possibile che questo avvenga, non corrisponde alle indicazioni della nostra Costituzione e soprattutto butta via un patrimonio che si è costruito con la fatica – ha detto. – Non possiamo diventare un Paese dove si viene a fare le vacanze, ma un Paese che deve mantenere un patrimonio industriale».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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