La firma non è sufficiente, bisogna controllare il colore, la tela e la craquelure
Il mercato delle opere d’arte è sempre più vivace e attira di anno in anno generazioni sempre nuove di investitori (ne abbiamo parlato qui).
Ma il tranello è dietro l’angolo e per essere sicuri di non incappare nella riproduzione di un falsario buttando via il proprio investimento in un’opera contraffatta, bisogna imparare a distinguere i capolavori originali.
Osservare la firma non è sufficiente: può essere facilmente riprodotta. Diventa, però, uno strumento utile se confrontata con altre e messa a confronto dell'”omogeneità” della pittura sottostante. Bisogna controllare, cioè, che abbia subito un invecchiamento consistente a quello del quadro e che non sia penetrata in eventuali crepe del colore come se fosse stata aggiunta successivamente.
Questo però non basta.
Un’altra cosa a cui bisogna prestare attenzione è la tela e studiare il tipo di dipinto e la sua collocazione storica: a seconda dell’epoca di realizzazione, infatti, varierà il tipo di tela utilizzato. Inoltre, una chicca: la tela non è indeformabile e per compensare l’allentamento in genere la si schiodava dal sostegno su cui era stata applicata, la si ritendeva e la si fissava nuovamente. I segni lasciati dai chiodi lungo i margini non sono facilmente riproducibili e il legno è databile.
Il terzo fattore è la craquelure: un reticolo di screpolature e fessurazioni che si forma sulle vernici con il trascorrere del tempo. Per riprodurla, i falsari ricorrono a diverse tecniche però la craquelure indotta è molto più irregolare e dentellata di quella che si riscontra nei quadri più antichi.
Attenzione anche ai colori: quelli usati nel passato avevano un’alta percentuale di impurità perché non erano utilizzati “puri”. Un bianco troppo brillante indica restauro o contraffazione e anche un giallo troppo intenso può essere un buon punto esclamativo che deve saltare all’occhio.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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