
A livello nazionale, il PMI in Italia si è portato a 62 punti dai 62,8 precedenti, risultando al di sopra dei 61,5 del consensus
Risulta ancora in espansione l’indice Pmi manifatturiero nell’Eurozona. A dicembre il dato è stato confermato in calo a 58 punti, in linea con la stima preliminare e le attese, rispetto ai 58,4 punti del mese precedente ma l’indicatore dello stato di salute si conferma al di sopra della soglia dei 50 punti che fa da spartiacque fra recessione ed espansione.
A livello nazionale il PMI in Italia si è portato a 62 punti dai 62,8 precedenti, risultando al di sopra dei 61,5 del consensus. Il PMI della Germania è stabile a 57,4 punti, ma risulta al di sotto dei 57,9 del consensus. Il dato della Francia si è attestato a 55,6 punti, sopra le attese (54,9), dai 55,9 precedenti, mentre la Spagna registra un peggioramento a 56,2 punti dai 57,1 del mese precedente e rispetto ai 56,2 attesi.
«La seconda parte del 2021 è stato un periodo molto difficile per il settore manifatturiero dell’eurozona, anche se l’ultima indagine non ha compromesso eccessivamente l’atmosfera festiva – ha commentato Joe Hayes, Senior Economist presso IHS Markit. – Abbiamo infatti osservato dei timidi, ma graditi segnali, che la crisi della catena di fornitura che ha afflitto la linea di produzione in Europa sta iniziando a retrocedere. L’Indice dei tempi medi di consegna dei fornitori è aumentato per il secondo mese consecutivo al tasso maggiore da febbraio, segnando quindi un deterioramento più debole dei tempi medi di consegna. Le minori pressioni sulla catena di fornitura sono state traferite sui prezzi, con i costi di acquisto che sono aumentati al tasso più lento da aprile. Anche se siamo ancora in territorio difficile, il rallentamento del tasso di inflazione ancora una volta è stato un segnale benvenuto. A causa della variante Omicron che sta prendendo il sopravvento in Europa, al momento stiamo vivendo un altro momento di incertezza economica. È difficile escludere altre interruzioni sulla catena di distribuzione causate dal Covid-19, né tantomeno ulteriori picchi inflazionistici».
di: Maria Lucia PANUCCI
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