Il 50,2% rinuncia alla sanità; crescono invece le spese per anziani e istruzione
Secondo quanto rivela l’edizione 2022 del Bilancio di welfare delle famiglie italiane pubblicata da Cerved, lo scorso anno oltre la metà delle famiglie italiane ha rinunciato a prestazioni sanitarie.
Il motivo è il Covid, che ha accentuato le diseguaglianze e ha peggiorato le condizioni economiche della popolazione. Nello specifico, il il 50,2% ha fatto tagli nelle spese per la sanità, il 56,8% nell’assistenza agli anziani, il 58,4% nell’assistenza ai bambini, il 33,8% nell’istruzione.
Complessivamente, le famiglie italiane hanno speso 136,6 miliardi per prestazioni di welfare (più di cinquemila euro a famiglia), pari al 17,5% del reddito netto.
Secondo il Cerved le aree in cui vengono spesi più soldi sono la salute, che occupa 38,8 miliardi, e l’assistenza agli anziani, 29,4 miliardi. Le altre aree sono la cura dei bambini e l’educazione prescolare (con una spesa di 6,4 mld), l’assistenza familiare (11,2 mld), l’istruzione (12,4 mld), la cultura e il tempo libero (5,1 mld), le spese per il lavoro (25 mld), le assicurazioni di previdenza e di protezione (8,3 mld).
Complessivamente, si tratta del 7,8% del Pil.
In tre aree soprattutto si è registrato un trend perpetuo di aumento della spesa: la salute, da 33,7 mld nel 2017 a 38,8 mld nel 2021; l’assistenza agli anziani, da 25,3 mld nel 2017 a 29,4 mld nel 2021; l’istruzione, da 9,6 mld nel 2017 a 12,4 nel 2021. Le spese familiari per l’istruzione hanno subito un’impennata nel 2020 a causa anche della necessità di dotarsi delle attrezzature tecnologiche richieste dalla Dad.
È diminuita, invece, la spesa in tre aree: l’assistenza ai bambini e l’educazione prescolare; l’assistenza familiare perchè è molto diminuito il ricorso alle colf; e la spesa per la cultura e il tempo libero, scesa di due terzi e tuttora distante dai livelli pre Covid.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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