Nonostante alcune criticità, il lavoro agile viene valutato in maniera positiva
Lo smartworking piace. Il lavoro da remoto non solo sta prendendo sempre più piede ma e in futuro potrebbe aprire nuove prospettive per le città e i territori. Infatti, pur di lavorare da casa, oltre un terzo degli occupati si sposterebbe in un piccolo centro, mentre quattro persone su 10 si trasferirebbero in un luogo isolato a contatto con la natura. Inoltre, un lavoratore su cinque accetterebbe una retribuzione più bassa, a dimostrazione che un ipotetico miglioramento nella qualità della vita presenta un valore superiore a quello economico.
A confermarlo lo studio Il lavoro da remoto: le modalità attuative, gli strumenti e il punto di vista dei lavoratori realizzato dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche pubbliche (INAPP) attraverso l’indagine Plus con un campione di oltre 45mila interviste (dai 18 ai 74 anni) nel periodo marzo-luglio 2021.
Nel complesso, la valutazione dei lavoratori per lo smartworking è positiva, nonostante alcune criticità emerse su certi aspetti, come ad esempio il problema della disconnessione e dei costi delle utenze domestiche. Esiste quindi una base solida e valida per passare dal semplice lavoro da remoto emergenziale, legato cioè alla pandemia, a nuovi modelli di organizzazione del lavoro.
Durante la fase acuta della pandemia quasi 9 milioni di persone hanno lavorato da remoto, trend che è continuato nel 2021 con il lavoro ibrido: quasi il 50% dei lavoratori era impegnato in modalità agile da 3 a 5 giorni a settimana e solo l’11,6% per un solo giorno. Il 32,5% degli occupati, invece, ha continuato a lavorare da remoto.
Sono state molte le modalità organizzative introdotte per sostenere il lavoro agile. Sia nel pubblico (71,5%), sia nel privato (64,4%) sono state attivate piattaforme digitali per lo svolgimento delle riunioni a distanza. Il 62,1% delle aziende private e il 41,9% della PA ha fornito dispositivi informatici ai lavoratori e alle lavoratrici. L’attivazione di protocolli di sicurezza informatica ha interessato oltre il 56% dei datori di lavoro.
Il 55% dei lavoratori esprime infatti un giudizio positivo sull’esperienza complessiva. Tuttavia, rimane qualche criticità. Quasi il 64% del campione ritiene che il lavoro da remoto generi isolamento e circa il 60% che non aiuti nei rapporti con i colleghi. Per il 60%, inoltre, risulta problematico l’aumento dei costi delle utenze domestiche. Al contrario, è decisamente positiva la valutazione sulla libertà di organizzare il lavoro e gestire gli impegni familiari.
di: Francesca LASI
FOTO: PIXABAY
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