
Dalla non cedibilità successiva del credito all’obbligo di certificazione per alcuni interventi, vediamo con quali provvedimenti si vuole scongiurare le truffe ai danni dell’Erario
Il decreto sostegni-ter emanato per supportare il tessuto economico ancora rallentato dalla pandemia (qui) ha prorogato diverse misure relative ai bonus edilizi ma, al contempo, contiene anche diverse misure antifrode. Più che una semplice precauzione, una risposta alle ultime notizie di cronaca sulle truffe connesse ai bonus edilizi che, complessivamente, sfiorano i cinque miliardi di euro.
Fra le disposizioni contenute nel decreto c’è innanzitutto la “non cedibilità successiva” del credito fiscale riconosciuto a chi esegue gli interventi di ristrutturazione (qui abbiamo approfondito tutte le nuove norme sulla cessione del credito).
Questa norma, molto criticata anche dai partiti, prevede quindi che il credito d’imposta possa essere ceduto una volta sola (per le comunicazioni a partire dal 7 febbraio). La misura è atta a impedire complessi meccanismi di cessioni multiple protratti proprio per confondere le acque.
Come era stato predetto da diverse associazioni di categoria, però, questo meccanismo antifrode ha portato il mercato a subito un forte rallentamento.
Vi sono poi altre misure contenute nella legge di Bilancio e relative ad altri bonus (dunque non al 110%). Si tratta di disposizioni che limitano i casi in cui il bonus fiscale possa essere ceduto o sfruttato come sconto in fattura.
In sintesi, si implementa il sistema di certificazioni richieste, nello specifico l’asseverazione di congruità della spesa e il visto di conformità (ne parlavamo anche qui), per interventi con spese superiori ai 10mila euro.
Anche in questo caso i processi di certificazione e i rallentamenti del canale telematico dell’Agenzia delle Entrate stanno scoraggiando mercati e consumatori che chiedono una semplificazione quantomeno parziale delle norme.
di: Marianna MANCINI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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