Viene definito il “metallo del futuro” ma se ne trova sempre meno
L’alluminio potrebbe essere il metallo del futuro ma proprio questa etichetta ha causato, in un clima di tensione per la carenza di materie prime, un paradosso: se ne trova sempre meno e ha raggiunto prezzi proibitivi.
Il costo dell’alluminio, infatti, non è mai stato così alto come negli ultimi 14 anni: ha raggiunto i 3.236 dollari la tonnellata, con un rialzo del 3,3% e si avvicina al suo massimo storico sopra 3.380 dollari.
A questo si aggiunge il problema che la produzione diminuisce: molte fonderie hanno chiuso, soprattutto in Europa dove il costo dell’energia è diventato insostenibile; e i dazi sull’import di alluminio grezzo sono altissimi. Lo sono sempre stati ma ora sono rincarati dal costo del Cbam, la carbon tax europea.
Un cane che si morde la coda: «si tratta di un materiale assolutamente recuperabile e riciclabile pressoché indefinitamente al termine del ciclo di impiego, con un fabbisogno energetico del solo 5% rispetto alla produzione primaria. In sostanza l’alluminio ha bisogno di energia per essere prodotto, ma poi la mantiene senza perdere di caratteristiche o proprietà: oggi si reimpiega tranquillamente alluminio prodotto come metallo puro decine e decine di anni fa», ha spiegato Mario Conserva, segretario generale di Face, all’Agi, spiegando che il problema legato all’aumento dei costi per l’alluminio è vecchio di decenni. «Oggi in Unione Europea produciamo solo il 25% dell’alluminio primario necessario alla nostra industria delle trasformazioni e lavorazioni a valle. E non basta: ancora nel 2021 diverse compagnie produttrici di primario hanno annunciato chiusure o tagli alla produzione, perché lo straordinario aumento dei costi energetici ha portato la redditività della produzione in rosso. Evidentemente, la forte crescita della domanda di alluminio e il conseguente aumento delle quotazioni di borsa, non hanno reso la situazione accettabile per molti stabilimenti».
La spiegazione è da ricercarsi nel prezzo elevato dell’energia in Europa: «secondo recenti stime, dall’inizio del 2020 i prezzi dell’elettricità in Europa sono quadruplicati, superando i 200 euro/MWh, tanto che per un produttore di alluminio che utilizza ad esempio 14,5 MWh per tonnellata di alluminio prodotta, i costi dell’energia elettrica sono passati da 580 euro a tonnellata a oltre 2.000 euro a tonnellata».
Secondo Conserva è necessario prima di tutto rivedere il concetto di carbon tax che al momento “non aiuta la decarbonizzazione e va a danneggiare gran parte della filiera”.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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