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Economia

Crisi del gas: quanto dipendiamo dalla Russia?

Marianna Mancini
26 Febbraio 2022
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Nel 2021 l’Italia ha consumato circa 71 miliardi di metri cubi di gas, proveniente al 37,8% proprio da Mosca In questi giorni l’Unione Europea osserva con preoccupazione l’evolversi della crisi […]

Nel 2021 l’Italia ha consumato circa 71 miliardi di metri cubi di gas, proveniente al 37,8% proprio da Mosca

In questi giorni l’Unione Europea osserva con preoccupazione l’evolversi della crisi in Ucraina, in particolare in merito alle forniture di gas di Mosca che andranno necessariamente incontro a una stretta.

Negli ultimi anni infatti la dipendenza energetica dalla Russia è cresciuta in tutta Europa, dove il fabbisogno complessivo al momento è soddisfatto per il 46% dal gas proveniente dalla Siberia. Il secondo fornitore dell’Ue è il Mare del Nord (17%), cui si vanno ad aggiungere altre forniture minori da Algeria, Libia e Azerbaijan. Il restante gas proviene dalle forniture via mare di Gnl, gas naturale liquefatto.

Parlando più nello specifico del caso italiano, nel 2021 il nostro Paese ha consumato in totale 71,34 miliardi di metri cubi di gas; di questi, il 37,8% è arrivato dalla Russia, seguita dal secondo fornitore nazionale ossia l’Algeria (28,4%).

La Libia ci rifornisce per una quota minore pari al 4,3%, mentre il Mare del Nord ha coperto il 2,4% del fabbisogno. Il Gnl sta acquisendo sempre più rilevanza nel contesto nazionale, anche grazie alla realizzazione degli impianti di Livorno e Rovigo che hanno integrato la fornitura del rigassificatore di La Spezia.

In particolare, per l’Italia è stato determinante il gasdotto Tap che ha garantito il 9,8% della domanda di gas, attingendo ai giacimenti dell’Azerbaijan. L’infrastruttura ha una capacità di 10 miliardi di metri cubi di gas e una sua parte è stata acquistata in Grecia, Albania e Bulgaria.

In questa situazione legata alle incertezze internazionali però l’Italia vuole accelerare la produzione naturale di gas, raddoppiandone l’indotto fino a cinque miliardi di metri cubi l’anno; una quota che consentirebbe di ricoprire il 10% del nostro fabbisogno.

Un’altra misura in programma prevede l’incremento dei flussi da gasdotti non a pieno regime, aumentando la capacità del Tap ma anche rivolgendosi a TransMed (da Algeria e Tunisia) e GreenStream in Libia.

Tutti questi sono, però, progetti a lungo termine. Nel frattempo gli occhi sono puntati sugli stoccaggi, quasi a zero; in aprile dovranno già riprendere i riempimenti, in vista della prossima stagione invernale.

In Europa la preoccupazione non è da meno: all’indomani dell’invasione dell’Ucraina la Germania ha bloccato l’autorizzazione alla rete del gasdotto Nord Stream 2 (qui) proveniente dalla Russia. Si tratta, co i suoi 1.234 km, del gasdotto offshore più lungo del mondo, capace di collegare la costa baltica russa alla Germania nord-orientale: a pieno regime porterà in Europa 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Il progetto del Nord Stream 2 è stato implementato nel 2012, poco dopo la chiusura del predecessore Nord Stream 1, e già all’epoca aveva destato preoccupazioni in seno ad alcuni membri della Nato, Stati Uniti compresi, e all’Ucraina, proprio perché avrebbe favorito notevolmente la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia.

di: Marianna MANCINI

FOTO: PIXABAY

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