Iraq e Emirati Arabi Uniti potrebbero aumentare la produzione. Petrolio in rialzo dopo il crollo fino al 13%
Eni ha sospeso la stipula di nuovi contratti relativi all’approvvigionamento di greggio o prodotti petroliferi dalla Russia. Lo fa sapere la società in una nota.
Intanto i prezzi del petrolio sono in rialzo dopo essere crollati alla vigilia fino a -13%. Il contratto WTI è precipitato di oltre il 12%, o di 15 dollari, riportando la peggiore seduta dal 26 novembre del 2021, e chiudendo a $108,7 al barile. Il Brent è scivolato del 13%, o di $16,8, a $111,1, soffrendo il calo più forte dall’aprile del 2020, dopo il record dal 2008 testato nella sessione di lunedì, a oltre $139 al barile.
Il tracollo è dovuto in particolare alle trattative che gli Stati Uniti avrebbero avviato con alcuni Paesi produttori di petrolio per sopperire all’offerta da parte della Russia, dopo l’embargo che il presidente Joe Biden ha imposto alle importazioni di gas e oil russo (guarda qui).
Secondo quanto riferisce Reuters l’Iraq potrebbe aumentare la produzione di petrolio in caso di richiesta da parte dell’Opec+ ed il segretario di stato Usa Antony Blinken ha lasciato inoltre intendere che, a sostenere un aumento della produzione, sarebbero anche gli Emirati Arabi Uniti.
Ora il WTI sale dell’1% circa a $109,79 al barile, mentre il Brent avanza del 2% circa a $113,27.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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