La mobilitazione di Trasportounito va avanti nonostante il no della Commissione di Garanzia. Alcune associazione di categoria si dissociano mentre proseguono le richieste per un intervento del Governo
Domani i camion e gli autotrasportatori si uniranno ai pastori e agli operatori del mare per protestare contro il caro carburanti (leggi qui). Lo sciopero non avrà luogo a causa del no della Commissione di garanzia per lo sciopero, che nell’informativa inviata a Trasportounito-Fiap e ai ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno ha rilevato il “mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni“, richiamando “l’obbligo di predeterminazione della durata dell’astensione“. Tuttavia, come rende noto Trasportounito, “le imprese domani decideranno liberamente di spegnere i motori“.
«Domani non accenderanno il motore circa 70 mila mezzi pesanti fra bilici e autotreni in seguito alla decisione delle imprese di autotrasporto di non caricarsi di ulteriori oneri finanziari per l’impossibilità a far fronte da sole agli aumenti record nel costo del carburante – si legge in una nota. – Solo grazie all’intervento in extremis di molte società della committenza che hanno riconosciuto all’autotrasporto una parte degli extra costi in tariffa, il numero dei mezzi che non partiranno, non sarà di quattro volte maggiore».
I presidi vedranno i mezzi pesanti bloccare porti e zone industriali di tutta Italia, insieme ai pescherecci dello strascico della marineria di Porto Torres che rimarranno ancora alla banchina del molo Segni. Al no della Commissione i manifestanti hanno risposto che lo sciopero riguarda una manifestazione nazionale di una sigla sindacale, Trasportounito, e che si sentono “liberi di sistemare i nostri mezzi dove ci pare“.
«Nessuno vuole mettersi a fermare i mezzi di trasporto ma per noi farli partire significa indebitarsi – spiega il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo. – Molti committenti hanno chiamato le imprese di trasporto garantendo la copertura della maggiorazione dei costi. Trasportounito, per evitare ulteriori contenziosi con la Commissione scioperi, nel ribadire che non è mai stato proclamato un “fermo nazionale”, non può far altro oggi che confermare come ciascuna impresa sia libera di decidere se continuare o meno a sottostare ad obblighi contrattuali gravosi ovvero a subire ricatti operativi e finanziari».
In particolare, a Cagliari i camionisti bloccheranno il porto storico all’ingresso merci e lo scalo industriale di Macchiareddu, oltre alle zone industriali di Samatzai, Monastir, Villacidro e forse anche di fronte alla Saras. Le proteste poi si diffonderanno anche al porto di Oristano, a Porto Torres, molo Asi, a Olbia, Isola bianca, a Nuoro Pratosardo e nella zona industriale di Tossilo-Macomer.
«Devono essere fatti, non parole: taglio accise e prezzo del gasolio ribassato tenendo presente la media degli ultimi tre/quattro anni» – è la richiesta dei camionisti.
D’altro canto molte associazioni di categoria hanno deciso di dissociarsi e attendere. Tra queste ci sono: Alis, che fa sapere che non aderirà alla sospensione dei servizi, “continuando a promuovere il dialogo come principale strumento per trovare rapide e concrete soluzioni alle criticità riscontrate dal settore“; Unatras e Contrasporto, che attenderanno l’incontro con il Governo programmato per martedì prima di decidere quale iniziativa intraprendere.
Ad allarmarsi per lo stop dei trasporti, nel frattempo, è la filiera alimentare: «è necessario garantire la consegna dei prodotti alimentari per assicurare le forniture alla popolazione ed evitare speculazioni e scaffali vuoti in un momento di grandi tensioni per la filiera» – è l’allarme di Coldiretti, Filiera Italia, Unaproa, Assocarni, Unaprol Impresapesca e Aia.
In Italia, infatti, l’85% delle merci viaggia su strada e la mobilitazione di domani, avvertono, potrebbe causare danni incalcolabili, mettendo a rischio prodotti deperibili e alimentato la psicosi degli acquisti.
Intanto, Assoutenti chiede un intervento del Governo perché si metta fine alle speculazioni sui carburanti. In particolare l’associazione chiede che venga organizzato un coordinamento tra Guardia di Finanza, forze dell’ordine ed enti locali, prevedendo l’arresto e il carcere per chi commette illeciti sui prezzi di beni di prima necessità come i carburanti, che venga sterilizzata l’Iva sui carburanti e vengano tagliate le accise.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/ BENEDETTA MORO
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