
Zelensky ha confermato l’evacuazione di 125mila civili mentre un primo convoglio di aiuti umanitari starebbe raggiungendo la città assediata
Il conflitto in Ucraina incede con risvolti sempre più drammatici. Oggi si apprende della morte del primo giornalista occidentale: si tratta di Brent Renaud, 51enne corrispondente del New York Times, deceduto oggi a Irpin per i colpi di fuoco dell’esercito russo.
La notizia arriva dal capo della Polizia della regione di Kiev Andriy Nebytov, che ha riportato del ferimento di un secondo giornalista.
A questo si aggiunge il dramma della popolazione civile. A causa dei bombardamenti, circa un milione di persone è rimasto senza gas e riscaldamento nel Paese, come riferito dal fornitore GTSOU al lavoro per ripristinare le strutture di trasporto. Si registrano infatti ingenti danni alle infrastrutture di Donetsk, Luhansk e Mykolaiv.
Mentre il Ministero della Difesa ucraino continua a invocare una chiusura dei cieli, Borrell ha allontanato nuovamente l’ipotesi di una no-fly zone che rischierebbe di “allargare il conflitto a una terza guerra mondiale“.
«Quando qualcuno chiede una no-fly zone – ha spiegato l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Ue – significa avere la capacità e la volontà di abbattere gli aerei russi che la violano».
È dello stesso parere anche il presidente polacco Andrez Duda, che non consentirà il trasferimento dei Mig 29 dal suo Paese verso l’Ucraina perché “significherebbe che i jet della Nato vengono mandati nello spazio aereo ucraino” e questo “significherebbe aprire una terza guerra mondiale“.
Concorda con queste posizioni anche Stoltenberg che ha ricordato che “la guerra va chiusa non ampliata“. La no-fly zone imporrebbe uno scontro diretto e “si rischierebbe un’escalation incontrollabile“.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/TPYXA
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