Secondo il ministro dell’Economia per ridurre il debito pubblico “serviranno crescita economica e un buon avanzo primario”
Puntare sull’istruzione, gli investimenti, la PA, le imprese e il Sud. È questa la ricetta del ministro dell’Economia Daniele Franco.
Intervenuto in conclusione del convegno Due anni in trincea, organizzato dalla Fondazione Stensen a Firenze , il ministro ha dichiarato: «se pensiamo alla storia del nostro Paese, la pandemia non cambia il termine delle nostre ricette sulle priorità: istruzione, investimenti, ricerca e sviluppo, miglioramento del quadro regolatorio, efficienza della pubblica amministrazione, dimensioni delle imprese, recupero del Mezzogiorno sul resto del Paese».
In merito al debito pubblico, Franco afferma: «se guadiamo avanti abbiamo un costo di servizio del debito relativamente basso, grazie alla politica monetaria. Ma sappiamo che i tassi tenderanno a salire, quindi serve cautela, un buon avanzo primario e, nell’immediato, più crescita mantenendo una politica economica “prudente».
«L’anno scorso abbiamo ridotto di cinque punti il debito pubblico passando da 155 a 150%- ha aggiunto il ministro – con una netta inversione di tendenza, bisogna restare su un sentiero di riduzione. Serve una finanza pubblica prudente». Per ridurre il debito, secondo Franco “serviranno crescita economica e un buon avanzo primario, il che richiede cautela negli aumenti strutturali dell’indebitamento netto”.
Per questo, secondo il ministro, u questo il Pnrr “è uno sforzo enorme e se tutto questo funziona l’impatto sull’economia può essere molto ampio”.
«Ci si attende dal piano una dinamica del Pil più elevata, una stima – ha spiegato Franco – è che nel 2026 potrebbe essere di 3,6 punti più elevato. Sappiamo anche che la crescita viene dalle imprese, dal settore privato, dalla propensione a investire e a innovare [mentre in Italia negli anni scorsi, Ndr] la dinamica degli investimenti non è stata particolarmente buona».
«Per far crescere un Paese con 60 milioni di abitanti non vi sono ricette miracolose: è un Paese che ha bisogno di interventi molto pervasivi, molto strutturali. Sappiamo che deficit più alti non sono la soluzione, che non danno per forza una crescita più ampia. Ma che è fondamentale la qualità dell’intervento pubblico. E lì abbiamo molti margini di miglioramento» ha concluso il ministro.
di: Francesca LASI
FOTO: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
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