Secondo il Centro studi primaverile anche l’occupazione dovrà attendere l’anno prossimo per recuperare dopo lo stop della pandemia
Con il suo tradizionale report che inaugura la primavera, il Centro studi di Confindustria ci restituisce le stime per i prossimi mesi sulla base delle fotografie di inflazione, occupazione e bilancia commerciale. Abbiamo visto qui come il Pil sia stato rivisto al ribasso rispetto alle stime dello scorso anno, al netto della guerra esplosa in Ucraina.
Per quanto riguarda l’inflazione, uno degli spettri più incombenti nello scenario attuale, Confindustria stima che il tasso rimarrà “sugli alti valori attuali per gran parte del 2022 e in media si assesterà al +6,1%, con una revisione al rialzo di +4,7 punti dallo scenario di ottobre“.
Le cose potrebbero migliorare nel 2023, quando è atteso un calo al +2,0%; questa stima si basa da un lato sull'”aumento significativo dell’inflazione di fondo anche in Italia, con un ampio ritardo, grazie al recupero del Pil“, dall’altro sul graduale esaurimento “dell’impatto del rincaro di petrolio e gas sulla variazione dei prezzi al consumo energetici calcolata sui 12 mesi“.
Non dovrebbe invece avere un effetto inflazionistico la “dinamica salariale, seppur in rialzo“.
Per quanto riguarda l’occupazione, viale dell’Astronomia prevede che il 2023 “si chiuderà con 190mila occupati in più rispetto al 2019, con un recupero pieno dopo la crisi profonda dovuta alla pandemia“. Bisognerà aspettare l’anno prossimo dunque per veder annullati gli effetti pandemici sull’occupazione e assistere a una ripartenza del mercato del lavoro.
Nello specifico secondo Confindustria “l’occupazione (in termini di ULA) si contrarrà nella prima parte di quest’anno, durante la breve recessione tecnica, per poi tornare a crescere dall’estate 2022 e per tutto il 2023“.
Complessivamente quindi “nel 2022 il numero di persone occupate è atteso crescere, mentre le ore pro-capite sarebbero quasi ferme in media d’anno“; nel 2023 si assisterà anche a un “allungamento degli orari, insieme a un ulteriore aumento degli occupati“.
Infine, il report del Centro studi dedica un capitolo al commercio. L’export italiano subirà, data l’incertezza internazionale, “un pesante rallentamento nel 2022 (+2,8%), dopo l’ottimo 2021“.
«Per quest’anno – si legge nel report – la crescita sia dell’export che dell’import viene rivista al ribasso di circa cinque punti rispetto allo scenario di ottobre». Ad ogni modo le esportazioni italiani di beni riusciranno nel biennio a mantenersi “in linea con i commercio mondiale“.
Infine, non manca un cenno allarmato sul caro-energia che sta incidendo sui costi delle imprese. Secondo Confindustria si sta registrando “un aumento della bolletta energetica italiana di 5,7 miliardi su base mensile, che si traduce in un maggior onere di 68 miliardi su base annua“. Un impatto “non sostenibile” che sta rallentando e in alcuni casi fermando la produzione.
di: Marianna MANCINI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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