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Design in Italia, la capitale è Milano

Flavia Dell'Ertole
24 Aprile 2022
Design in Italia, la capitale è Milano
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A Milano anche le eccellenze per la formazione: Politecnico, IED e NABA Sono 30mila le imprese impegnate nel settore del design in Italia e nel 2020 hanno generato un indotto […]

A Milano anche le eccellenze per la formazione: Politecnico, IED e NABA

Sono 30mila le imprese impegnate nel settore del design in Italia e nel 2020 hanno generato un indotto di 2,5 miliardi di euro e contano 61mila occupati. Seppur distribuite lungo tutto lo stivale, svetta il nord, in particolare Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto dove si trova il 60% delle imprese.

Per quanto riguarda le provincie è indubbiamente di Milano il primato, con il 15% delle imprese e il 18% del valore aggiunto nazionale. Seguono Roma (6,7% e 5,3%) e Torino (5 e 7,8%). Milano è anche la sede delle più importanti manifestazioni legate al design in Italia, il Salone del Mobile e il Fuorisalone, che quest’anno arriva alla 60esima edizione. Per il 44% le imprese operano all’estero (e l’8,9% fuori dall’UE), per il 45% su scala nazionale e per il 10,8% su scala locale. Questi dati arrivano dal rapporto sulla Design Economy della Fondazione Symbola con Deloitte Private e POLI.design.

La sfida verso cui va incontro il design è quella della sostenibilità. Sia come approccio culturale sia come sfida a idee sempre più sostenibili. La maggioranza dei progettisti e delle imprese del design si sente complessivamente preparato sul tema, dichiarando competenze di alto (33,9%) e medio livello (55,1%), l’offerta per la sostenibilità attualmente si concentra sulla durabilità (57,6%) e in seconda battuta sulla riduzione dell’impiego di materie prime ed energia (43,4%), come testimoniano i risultati della survey condotta per l’edizione 2022 del report.

Tra i settori che trainano la domanda di servizi di design sostenibile ci sono soprattutto i comparti del Made In Italy. A primeggiare c’è il settore arredo (70%), seguito dall’automotive (56%), dall’immobiliare – ceramiche, pavimenti, fino agli elementi strutturali – (38%), dall’abbigliamento (30%) e dall’agroalimentare (13,3%). Per essere i professionisti del domani nell’ambito del design in Italia è possibile formarsi tra gli 81 istituti accreditati dal MIUR. Le punte di eccellenza sono il Politecnico di Milano (prima tra i Paesi UE e 5° al mondo secondo la prestigiosa classifica QS World University Rankings by Subject nel settore del design, ma prima, comunque, fra le università pubbliche). A seguire, mantengono un importante ruolo per la formazione del designer l’Istituto Europeo di Design (IED) e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA).

«Nel pieno di una transizione verde e digitale – ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – accelerata dalla pandemia e dall’invasione dell’Ucraina, il design è chiamato nuovamente a dare forma, senso e bellezza al futuro. Molti aspetti della nostra vita, così come molti settori, cambieranno, dalla metamorfosi della mobilità verso modelli condivisi, interconnessi ed elettrici, ai processi di decarbonizzazione e dell’economia circolare che stanno cambiando l’industria e le relazioni di filiera, arrivando ai prodotti che, in un contesto di risorse sempre più scarse, dovranno necessariamente essere riprogettati per diventare più durevoli, riparabili, riutilizzabili. Il rapporto design economy quest’anno dedica un capitolo alla relazione tra il settore italiano e la sostenibilità, relazione alla base del nuovo Bauhaus europeo lanciato dalla presidente Von der Leyen nel 2020 per contribuire alla realizzazione del Green Deal europeo. Perché, come scritto nel Manifesto di Assisi, affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro».

«Nel nostro Paese – secondo Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader – il Design può essere una leva fondamentale per ripensare e orientare la strategia dell’intera organizzazione imprenditoriale in ottica sostenibile. Dalla revisione di prodotti e processi, per creare valore efficientando l’utilizzo delle risorse e indirizzando l’innovazione tecnologica e manageriale, alla definizione di una corporate identity ESG e alla sua comunicazione agli stakeholder. L’intero comparto può aiutare a ridefinire il futuro delle imprese in tutti i settori, specialmente quelli del Made in Italy, ma per farlo bisogna pensare ad azioni mirate, che consentano alle realtà del Design di continuare a crescere, irrobustendone la struttura e sviluppando una cultura d’impresa. Inoltre le imprese sostenibili sono più resilienti e crescono a ritmo più sostenuto rispetto alle aziende che non introducono tali pratiche. Questo sarà un fattore particolarmente rilevante, non solo alla luce delle priorità di sviluppo dei piani europei e nazionali come Next Generation EU e PNRR, ma anche per affrontare momenti di incertezza e di discontinuità come quelli che stiamo vivendo in questa fase».

Infine Francesco Zurlo, presidente POLI.design e preside Scuola del Design ha dichiarato: «a fronte di potenti fenomeni di cambiamento in atto dalla crisi climatica alla trasformazione digitale, al difficile contesto geopolitico, il design, che è la pratica di un operatore intellettuale, sembra essere più attrezzato di altre discipline e professioni nel governare la complessità. Il successo della formazione e del placement dei designer, come evidente nel report della Fondazione, sottolinea questo aspetto».

di: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO: PIXABAY

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