
Il Pil frena: la crescita è più vicina al 2%. Per le famiglie la ripresa sarà lenta ed il 47,6% ridurrà i risparmi
Nel 2022 l’inflazione sarà cresciuta del 6,5%. A stimarlo è Confcommercio, nel rapporto su economia e consumi 2022-2023, presentato al Forum internazionale dal titolo I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000 da Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi, il quale ha precisato che la previsione è di “ben 7 decimi sopra le valutazioni del Governo”.
Tra le ipotesi delineate nel report, infatti, lo scenario più simile a quello tracciato nel Def prevede che nel 2022 arriveremo ad un’inflazione media del 5,5%. Ma per Confcommercio l’ipotesi è “altamente improbabile, perché è impossibile tornare da domani alla quasi zero inflazione dell’ultimo decennio”.
Per quanto riguarda la crescita economica la maggiore dinamica dei prezzi, erodendo il potere d’acquisto della ricchezza liquida, comporta minori consumi e, quindi, frena il Pil, la cui crescita nell’anno in corso risulterebbe più vicina al 2% piuttosto che al 3%. Lo ha riferito Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio che ha spiegato: «il prodotto lordo tornerebbe ai livelli pre-crisi alla fine del 2022, mentre i consumi farebbero registrare, secondo le nostre valutazioni, un anno di ritardo per il pieno recupero, che si collocherebbe solo alla fine del prossimo anno, una debolezza del nostro sistema economico con la quale dobbiamo, quindi, convivere ancora a lungo. Il potenziale di sviluppo della spesa delle famiglie non si realizzerà pienamente ancora per diversi trimestri: è il tema dell’accresciuta incertezza che frena la normalizzazione della propensione al consumo».
Per le famiglie la ripresa sarà lenta ed il 47,6% ridurrà i risparmi. Sul versante occupazione lo studio Confcommercio-Censis segnala che la maggior parte delle famiglie non teme particolari rischi (51,9%), c’è però un 15,8% che si ritiene seriamente preoccupato, quota che risulta più che raddoppiata arrivando fino al 39,4% per le classi di reddito più basse. Tra le principali preoccupazioni sul futuro a breve, il 33,4% delle famiglie indica la crisi energetica con il connesso aumento di bollette e carburanti, il 26% il surriscaldamento globale e quasi il 21% l’aumento appunto dell’inflazione.
Gli scenari di guerra preoccupano le famiglie italiane e pesano sulla stabilizzazione del clima di fiducia. Secondo l’analisi il 27% delle famiglie teme un coinvolgimento di altre nazioni, mentre il 26,6% ritiene che possa trasformarsi in una guerra mondiale anche con l’uso di armi nucleari. Ancora il 23,4% è preoccupato per le ripercussioni economiche sull’economia del nostro Paese e il 16,9% teme il taglio delle forniture di gas da parte della Russia con le conseguenti difficoltà nei settori produttivi. Infine il 6,1% si dichiara preoccupato per l’impatto economico dell’emergenza umanitaria determinata da milioni di profughi ucraini in arrivo in Europa.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
Ti potrebbe interessare anche: