
Altre 10 avrebbero già aperto i conti necessari per pagare il gas russo in rubli. Forse c’è anche l’italiana Eni
Le compagnie energetiche che ottemperano all dictat di Mosca di aprire un secondo conto in rubli con Gazprombank per continuare a ricevere le forniture di gas dal Paese commettono una violazione delle sanzioni contro la Russia. A dirlo sono i funzionari dell’Unione Europea, secondo i quali l’Ue non può accettare che “le aziende siano obbligate ad aprire un secondo conto” e che il pagamento sia considerato “completato soltanto quando viene convertito in rubli“.
Il problema è che secondo Bloomberg quattro acquirenti europei di gas si sono piegati al volere di Putin, preoccupati forse del fatto che sono già stati chiusi i rubinetti a Polonia e Bulgaria dopo che entrambi i Paesi hanno rifiutato il pagamento del gas in rubli (leggi qui).
Non solo. Secondo l’agenzia, che cita una fonte anonima vicina al colosso russo Gazprom, 10 società europee (che non vengono nominate) hanno aperto i conti necessari per soddisfare le richieste di pagamento del presidente Vladimir Putin.
L’italiana Eni sarebbe sul punto di farlo? Alcune indiscrezioni lo confermano, indicando che il gruppo è in attesa di ricevere indicazioni sul modo, e in quali condizioni, potrebbe utilizzare i conti per acquistare gas made in Russia. Per il momento rimangono solo voci anche perché un portavoce del colosso energetico ha preferito non rilasciare commenti.
Secondo il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nello scenario peggiore, con uno stop completo delle forniture di gas dalla Russia ci sarà una recessione moderata in Italia nei prossimi due anni che dovrà essere contrastata dalle politiche di bilancio.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: SHUTTERSTOCK
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