Da febbraio 2020 a marzo 2022 -215mila lavoratori autonomi
Da quanto emerge dall’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia gli effetti economici della pandemia stanno causando una “lenta agonia” al comparto degli autonomi, con una diminuzione di 215mila lavoratori autonomi da febbraio 2020 a marzo 2022.
Segna una contrazione del 4,1% in due anni il numero dei lavoratori indipendenti che passano dai 5.192.000 a 4.977.000. Aumentano invece i lavoratori dipendenti dell’1,3% (passando da 17.830.000 a 18.063.000) ma, sottolinea Cgia, si tratta queasi nella totalità di casi di persone assunte con contratto a termine. Secondo Cgia tra i tantissimi che a causa del lockdown si sono visti costretti “a gettare definitivamente la spugna. Tuttavia, visto che il numero dei lavoratori dipendenti in questi ultimi 2 anni è cresciuto, non è da escludere che fra coloro che hanno chiuso la propria attività, alcuni siano rientrati nel mercato del lavoro, facendosi assumere come dipendenti“.
Lo scenario che si prospetta, però, è tutt’altro che sereno a causa degli aumenti di beni, di carburante e delle bollette. Dato che il 70% di artigiani e commercianti lavora da solo, si trova a pagare doppiamente gli aumenti delle utenze tra casa e laboratorio.
Le parole di Cgia sono chiare: «senza aspettare Bruxelles, bisogna che il nostro Governo intervenga subito, introducendo a livello nazionale un tetto temporaneo al prezzo del gas, così come hanno già fatto la Spagna (nell’autunno scorso) e la Francia (a inizio di quest’anno)».
A complicare ulteriormente la situazione già delicata è arrivata anche la guerra in Ucraina infatti a febbraio i lavoratori autonomi era tornati, seppur di poco, sopra i 5 milioni, alla fine di marzo sono scesi di 41mila unità.
Preoccupa anche il sommerso dato che è probabile che molti autonomi una volta chiusa la partita Iva abbiano continuato a lavorare in “nero”. Cambia anche l’aspetto della città, dove diminuiscono sempre più i negozi e gli uffici sono meno frequentati, «la moria di attività sta colpendo anche coloro che storicamente sono sempre stati in concorrenza con i negozi di vicinato; ovvero i centri commerciali – spiega Cgia. – Anche la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) è in grosse difficoltà e non sono poche le aree commerciali al chiuso che presentano intere sezioni dell’immobile precluse al pubblico, perché le attività presenti precedentemente hanno abbassato definitivamente le saracinesche».
di: Flavia DELL’ERTOLE
FOTO: ANSA \ CLAUDIO PERI
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