In Europa l’incremento più marcato lo hanno registrato Slovenia (76,8%), Lituania (68,5%) e Bulgaria (63,2%)
Secondo lo studio preliminare Geography of Covid del programma di cooperazione europeo Espon, ad aver pagato il conto più salato per il Covid sono stati i giovani, in termini di occupazione e non solo. Il dato cardine della ricerca infatti ci indica che nelle regioni Ue la disoccupazione giovanile è aumentata del 21,81% rispetto al pre-pandemia.
In particolare, hanno sofferto maggiormente i giovani impiegati nei settori oggetto delle restrizioni anti-Covid, dunque quelli nei servizi di ristorazione, commercio (all’ingrosso e al dettaglio), turismo e alloggio.
Andando ad analizzare i dati regione per regione, vediamo come l’incremento più marcato del tasso di disoccupazione giovanile l’abbiano registrato Slovenia (76,8%), Lituania (68,5%) e Bulgaria (63,2%), ossia Paesi in cui l’occupazione dei giovani dipendeva soprattutto dai settori economici vittime delle misure restrittive.
Andando a restringere ancora di più il campo, all’interno dei singoli Paesi sono proprio le aree a vocazione turistica quelle che hanno visto incrementare maggiormente la disoccupazione giovanile. Oltre ad essere uno dei settori più colpiti, il turismo è anche uno dei comparti con il maggior numero di contratti a termine/stagionali, dunque con meno tutele per i lavoratori che sono più esposti ai licenziamenti.
Lo studio ha evidenziato anche la difficoltà dei neolaureati che, affacciandosi al mondo del lavoro in un momento così criticano, faticano ad accedervi.
Così, oltre a frenare l’occupazione, la pandemia ha fatto aumentare anche la quota dei Neet, i giovani che non lavorano né studiano scoraggiati dalle prospettive occupazionali. Un fenomeno evidente soprattutto nella fascia 15-29 anni.
Alle conseguenze economiche si aggiungono poi le ripercussioni sociali, con l’aumento del tasso di rischio di povertà in metà dei paesi dell’Ue, e sanitarie: secondo un sondaggio di Eurofond del 2021 quasi i due terzi dei giovani nella fascia 18-34 erano a rischio depressione. Un fenomeno particolarmente acuito nei giovani che avevano perso il lavoro.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/JESSICA PASQUALON
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