Il progetto punta anche a canalizzare i risparmi privati attualmente infruttiferi e consentirebbe di reinvestire le risorse nella riforma fiscale, abbassando tasse su lavoratori e pensionati
La Federazione Autonoma Bancari Italiani ha rilanciato una proposta per valorizzare e mettere a reddito il patrimonio immobiliare pubblico che complessivamente varrebbe 300 miliardi ma resta in buona parte abbandonato o scarsamente utilizzato.
L’idea è quella di costituire dei fondi immobiliari ad hoc allo scopo di attrarre risorse private e invogliarle all’acquisto di una parte del patrimonio edilizio dalle amministrazioni pubbliche.
Secondo le prime prudenziali stime di Fabi l’operazione potrebbe portare nelle casse dello Stato almeno 50 miliardi di euro, l’equivlente di circa due leggi finanziarie.
«Con tutto quel denaro, il governo potrebbe tagliare il debito pubblico che ha raggiunto i 2.750 miliardi di euro, oppure, ed è l’ipotesi preferibile, avere risorse in più per abbassare le tasse sui lavoratori e i pensionati» ha spiegato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.
I fondi consentirebbero quindi al governo di raddoppiare di 10 miliardi annui per un periodo di cinque anni la dote finanziaria stanziata nell’ambito della riforma fiscale e dunque ridurre il carico sui redditi fino a 35mila euro.
Per questo progetto Fabi punta anche a smuovere le risorse finanziarie private attualmente ferme, a partire dai conti correnti delle famiglie che giacciono senza rendimento, pari a 1.640 miliardi.
Da un lato quindi si valorizzerebbe il mattone di stato a vantaggio delle casse pubbliche, dall’altro si impiegherebbero i risparmi oggi infruttiferi delle famiglie assicurando benefici alla collettività.