
Tra inflazione, rincari, pagamenti mancanti della PA per le imprese il rischio fallimento è sempre più alto
L’allarme arriva dall’Ufficio studi del Cgia di Mestre: in autunno è probabile che le imprese costrette a dichiarare fallimento aumenterà in maniera consistente.
Per le imprese lo scenario è sempre più complicato a casa del rincaro di energia e carburante, l’aumento dell’inflazione, l’impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus edilizio (circa 4 miliardi di euro) e i mancati pagamenti delle Amministrazioni Pubbliche (55,6 miliardi di euro secondo dati Eurostat).
Nei primi mesi dell’anno il numero dei fallimenti è stato in calo del -20,6% rispetto ai dati dello stesso periodo del 2021 e gli imprenditori costretti a dichiarare fallimento sono stati 3133 (815 in meno rispetto all’anno precedente).
Tra i settori più a rischio spiccano commercio ed edilizia, la regione che ha visto aumentare il numero di fallimenti è la Liguria.
Secondo Cgia sono le incertezze a condizionare negativamente il mercato, oltre cinque miliardi di euro di crediti sono in attesa di accettazione rendendo impossibile alle aziende del comparto casa di fare nuovi sconti in fattura. Il problema è inoltre la liquidità che manca alle aziende con crediti fiscali acquisiti e non cedibili. Per gli artigiani sono i debiti con la PA a causare i danni maggiori, le imprese che hanno lavorato per le amministrazioni pubbliche non hanno incassato una cifra che è pari al 3,1% del Pil.