Il default della Russia è scattato alla scadenza del periodo di grazia sui circa 100 milioni di dollari di obbligazioni non pagate, bloccate a causa delle sanzioni ad ampio raggio adottate ai danni del Cremlino in risposta all’invasione dell’Ucraina
La Russia è in default sul debito estero. Lo ha riportato nella notte l’agenzia internazionale Bloomberg, sottolineando che non accadeva dal 1918, subito dopo la rivoluzione russa, quando il regime bolscevico decise di non farsi carico dei debiti dell’amministrazione zarista.
E’ infatti scaduto il termine di 30 giorni per il pagamento delle obbligazioni riservate a investitori esteri, per circa 100 milioni di dollari. In realtà si tratta di un default di natura solo tecnica, poiché il pagamento sarebbe saltato non per mancanza di denaro del debitore, ma per la chiusura dei canali di trasferimento ai creditori a causa delle sanzioni ad ampio raggio adottate ai danni del Cremlino in risposta all’invasione dell’Ucraina.
Il Cremlino ha dunque fatto sapere che ricorrerà ai tribunali internazionali per contestare la legittimità della dichiarazione di default dal momento che da parte sua c’è la volontà e ci sono i soldi per pagare il proprio debito. Ed anzi il portavoce Dmitry Peskov sostiene che le accuse sono infondate, visto che il pagamento in valuta estera è stato effettuato a maggio.
Mosca aveva già sfiorato il default ad aprile, allo scadere di altre obbligazioni estere, ma si era salvata rimborsando il debito in rubli e modificando unilateralmente l’elenco delle valute ammesse quale pagamento dal regolamento del prestito. Poi il Tesoro USA a maggio aveva irrigidito le sanzioni, eliminando l’esenzione a favore dei creditori di Mosca e rendendo dunque il default una certezza.