
Francesco Milleri dovrebbe entrare nel board della holding Delfin al posto di Del Vecchio ma si attende l’apertura del testamento. Rimangono in sospeso le partite Generali-Mediobanca
Con la notizia della scomparsa di Leonardo Del Vecchio, ora una sola domanda balena in testa a tutti: chi sarà il suo successore? Salvo sorprese alla guida dell’impero di famiglia, la Delfin, la finanziaria che raccogli tutte le partecipazioni industriali e finanziarie, dovrebbe essere nominato Francesco Milleri, manager e consulente molto vicino a Del Vecchio che lo ha sostenuto nella sua ascesa ad amministratore delegato di EssilorLuxottica.
La formalizzazione potrebbe pertanto arrivare in tempi rapidi, forse fra un paio di giorni, ossia dopo l’apertura del testamento, procedura su cui già in queste ore sarebbe al lavoro lo studio legale milanese Bonelli Erede sotto la supervisione dell’avvocato Sergio Erede. Con quest’ultimo Del Vecchio ha studiato una governance della Delfin e un management già deciso.
I 6 figli di Del Vecchio ereditano infatti il 12,5% del capitale della finanziaria e la moglie Nicoletta Zampillo il 25%. Del Vecchio ha avuto tre figli dalla prima moglie Luciana Nervo (Claudio, Marisa e Paola) uno dalla seconda (Leonardo Maria, figlio della Zampillo) e due dalla terza compagna Sabina Grossi (Luca e Clemente). Tuttavia lo statuto prevede che ogni decisione venga presa con l’accordo di tutti e tre i rami della famiglia perché è prevista una maggioranza dell’88% della finanziaria per ogni decisione. E Lo stesso vale per la scelta del management.
Se le indiscrezioni venissero confermate, Milleri entrerebbe nel board di Delfin a fianco Mario Notari, Romolo Bardin, Aloyse May e Giovanni Giallombardo. Proprio lo scorso anno infatti il cda di Delfin è stato allargato a cinque membri, tutti nominati a vita, a cui spetta il compito anche di esprimere la govenrnace di EssiLux e delle altre pertecipate. Il consiglio della finanziaria è autonomo dagli azionisti, pertanto può disporre degli investimenti e delle strategie senza passare dai soci, che invece intervengono solo per approvare il bilancio e la distribuzione del dividendo.
Proprio a Milleri potrebbe spettare l’ardua impresa di superare la soglia del 20% in Mediobanca, che era l’obiettivo di Leonardo, il quale però ha dovuto fare i conti con il diktat della Bce. Per non parlare dell’altro fronte aperto riguardo alla governance di Generali, di cui Delfin possiede il 9,9% del capitale, aperto già da tempo in tandem con un altro noto imprenditore italiano, Francesco Gaetano Caltagirone e in contrapposizione rispetto all’Ad di piazzetta Cuccia, Alberto Nagel.
Insomma le gatte da pelare ci sono, resta solo da capire a chi andranno.