
Il colosso tech ha deciso di appoggiare le richieste di quanti chiedevano maggiore privacy a seguito della decisione della Corte Suprema
Google ha deciso di rispondere all’appello che la società civile aveva posto ai colossi della tecnologia, chiedendo di limitare le informazioni che potrebbero essere utilizzate in quegli stati che hanno messo al bando l’aborto, dopo la decisione della Corte Suprema di ribaltare la sentenza Roe v. Wade e negare l’autodeterminazione alle donne (per approfondire puoi leggere l’articolo sul Mondo).
Google ha quindi annunciato di cancellare la cronologia della localizzazione di chi visiti una clinica per l’aborto, un rifugio anti-violenza domestica e altri luoghi sensibili. Jen Fitzpatrick, vicepresidente del gruppo, in un comunicato ha dichiarato che “se i nostri sistemi identificano che una persona ha visitato una struttura (sensibile), rimuoviamo quelle voci dalla cronologia di localizzazione poco dopo la visita“, dato che “teniamo conto delle aspettative di privacy e sicurezza delle persone che utilizzano i nostri prodotti e le avvertiamo quando accogliamo le richieste del governo, a meno che non siano in gioco vite umane“.
Ben 42 funzionari eletti, in una lettera aperta al capo di Google Sundar Pichai, avevano definito i dati raccolti da Google come possibili “strumenti per gli estremisti che vogliono sopprimere le persone che cercano assistenza sanitaria riproduttiva” che potevano essere raccolti e utilizzati contro le donne, dato che alcune leggi incoraggiano i cittadini privati a denunciare chi sospettato abbia abortito e Google “conserva informazioni sulla posizione geografica di centinaia di milioni di utenti di smartphone, che condivide regolarmente con le agenzie governative“.