
La presidente dell’Upb ha valutato il quadro macroeconomico per il 2022 confrontato con quello pubblicato nel Def
Secondo la presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, UPB, Lilia Cavallari, la conferma da parte del Governo della previsione di crescita macroeconomica nel 2022 è “ragionevole”.
Cavallari è intervenuta oggi in audizione presso le Commissioni Bilancio della Camera e del Senato, riunite per l’esame della Relazione al Parlamento predisposta dal Governo ai sensi dell’articolo 6 della legge n. 243, spiegando di essere arrivata a questa conclusione dopo aver condotto una valutazione del quadro macroeconomico per il 2022 rispetto a quello pubblicato nel Documento di economia e finanza (DEF) e di aver poi preso in esame alcune indicazioni scaturite dal monitoraggio delle entrate e delle spese in corso d’anno evidenziando i loro effetti sulle grandezze di finanza pubblica.
L’incertezza sulle prospettive economiche mondiali è, comunque, decisamente aumentata.
«Il conflitto tra Russia e Ucraina si protrae oltre le iniziali attese, provocando forti tensioni sui mercati delle materie prime con ripercussioni sulle dinamiche dei prezzi. Le banche centrali rendono meno accomodanti le condizioni monetarie e aumenta la volatilità dei mercati valutari. La politica zero COVID cinese, oltre a incidere sull’economia domestica, rallenta le catene globali degli approvvigionamenti. La nuova ondata pandemica, sebbene con sintomatologia più leggera delle precedenti, rappresenta comunque un freno per l’economia. Questi elementi hanno indotto il Fondo monetario internazionale (FMI) a rivedere al ribasso le previsioni di crescita mondiale, per quest’anno al 3,2 per cento e per il prossimo al 2,9 per cento», è scritto nella sintesi dell’intervento in Commissione bilancio.
Per quanto riguarda la spesa pubblica, l’Upb ha spiegato che quella primaria corrente ha risentito negativamente degli aumenti contrattuali del comparto delle funzioni centrali dello Stato; positivamente, invece, di prestazioni sociali inferiori alle attese.
La spesa in conto capitale potrebbe invece registrare una diminuzione più ampia di quella indicata nel DEF.
Infine, la spesa per interessi risulterà più consistente di quanto atteso nel Def per via degli effetti dell’inflazione.