Il ceo del più grande produttore cinese di semiconduttori, Zhao Haijun, la Smic, ha espresso la sua preoccupazione per le tensioni internazionali ma anche per il calo della domanda
C’e’ “un po’ di panico” nell’industria dei chip, scatenato in particolare dall’aumento delle tensioni geopolitiche, dall’alta inflazione e dalla flessione ciclica della domanda. Lo ha detto il ceo del più grande produttore cinese di semiconduttori, Zhao Haijun, commentando i dati di bilancio della cinese Smic.
Nel II trimestre l’azienda ha registrato un rialzo del 42% dei ricavi mentre il fatturato per il trimestre aprile-giugno e’ stato di 1,9 miliardi di dollari, in linea con le stime. L’utile netto e’ sceso a 514,3 milioni di dollari per gli investimenti fatti ma ha comunque battuto la stima media degli analisti di 475 milioni di dollari.
Secondo Haijun, la sovrapposizione di fattori, tra cui la minaccia di un conflitto regionale oltreoceano ha portato un po’ di panico nell’industria e ha portato a una rapida reazione di congelamento in alcune parti della catena di fornitura, con la cancellazione improvvisa degli ordini da parte dei clienti.
Zhao non ha menzionato Taiwan, ma secondo gli analisti l’osservazione evidenzia il rischio che le tensioni geopolitiche rappresentano per un settore già scosso dall’impatto della guerra in Ucraina.
La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company produce più della metà dei chip made-to-order del mondo e circa il 90% della fornitura globale dei chip più avanzati. Un conflitto acceso aumenterebbe anche la probabilità che Washington inasprisca ulteriormente le sanzioni contro le aziende tecnologiche cinesi.
Nel dicembre 2020, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto Smic alla sua “lista” (una lista nera di aziende straniere per le quali le società statunitensi devono ottenere licenze per vendere loro tecnologia) dopo mesi di controllo normativo.
Zhao ha dichiarato che la domanda è rallentata soprattutto per i chip utilizzati negli smartphone e nell’elettronica di consumo. Le vendite dei fornitori cinesi di smartphone sono calate della metà nei primi sei mesi dell’anno.
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