
Dai tagli strutturali alla spesa pubblica al diritto del contribuente da inserire in Costituzione, dopo quello degli animali. Le osservazioni del think tank
Sei consigli per dare sostanza a una proposta, quella della flat tax, che merita di più che rimanere un mero slogan elettorale. A presentarli è l‘Istituto Bruno Leoni.
Primo, scrive l’istituto, visto che una riforma fiscale non si può fare in deficit, tanto meno in un paese che ha un debito pubblico come il nostro, chi la propone non può eludere il tema delle coperture. Cioè, per essere chiari, dei tagli strutturali alla spesa pubblica.
Secondo, continua il think tank, non si spacci per flat tax il trattamento di favore di alcuni redditi (segnatamente dei redditi di alcuni lavoratori autonomi). Anzi, chi la propone tenga bene a mente che una flat tax ben disegnata non tollera trattamenti di favore, esenzioni e bonus di qualunque tipo. Per definizione e per costrutto, la flat tax è una tassa piatta, uguale per tutti.
Terzo, una flat tax seria non è una modifica al margine del sistema tributario e neppure alla sola Irpef. Al contrario, richiede che il sistema stesso venga ripensato. Dal momento che una flat tax non esclude affatto una concreta progressività ma non la confina al solo lato del prelievo, una flat tax seria richiede che si rifletta attentamente sulla struttura dell’intero bilancio pubblico. Il rapporto fra fisco e assistenza è solo l’esempio più immediato.
Quarto, in una riforma di ampia portata la fase transitoria è tanto importante quanto la fase a regime per evitare crisi di rigetto. Essa va accuratamente pianificata in ogni suo aspetto senza inutili accelerazioni.
Quinto, aggiunge l’istituto, una riforma fiscale ben disegnata deve necessariamente riguardare anche il funzionamento dell’amministrazione finanziaria e il rapporto fra fisco e contribuente in ogni suo aspetto. Dopo aver deciso di menzionare la ‘tutela degli animali’ forse la nostra Costituzione potrebbe rivolgere la sua attenzione anche ai diritti dei contribuenti.
Infine il centro di ricerca economica, nel ricordare di aver proposto qualche anno fa la tassa unica al 25%, afferma che la maniera migliore per non fare la riforma è quella di proporne una versione visibilmente implausibile sotto il profilo degli equilibri di finanza pubblica: la flat tax al 15% appartiene a questa categoria.