
Solo nel 2022 sono stati investiti 120 miliardi di dollari nel metaverso, che diventa sempre più terreno fertile per gli istituti di credito
Il settore bancario oggi si conferma uno dei più sensibili ai cambiamenti tecnologici e agli sviluppi digitali, sempre pronto a recepire novità ed evoluzioni. In tal senso, non stupisce sapere che gli istituti di credito e finanziari guardano già con attenzione al metaverso.
In base a una recente ricerca di McKinsey, entro il 2030 l’indotto che ruota attorno al metaverso a livello globale potrebbe raggiungere i cinque trilioni di dollari in una rete che comprende, fra gli altri settori, anche e-commerce, gaming, education, retail e banking.
Un impatto economico che solo nel 2022 è stato alimentato da 120 miliardi di dollari di investimenti nel metaverso, più del doppio dei 57 miliardi del 2021. Uno spazio virtuale nel quale, secondo una stima di Gartner, entro il 2026 una persona su quattro trascorrerà almeno un’ora al giorno.
Non stupisce quindi che le banche italiane guardino con interesse sempre crescente a esperimenti finanziari nello spazio virtuale del metaverso che nei prossimi anni rappresenterà sempre più un canale di vendita e di servizio. Qui prenderanno vita nuovi esperimenti di prodotti finanziari adattati alla dimensione digitale quali prestiti, servizi di pagamento e pacchetti di investimento.
Gli istituti entreranno nel mercato di metaversi già esistenti quali Decentraland o The Sandbox, ma fra le ipotesi sul tavolo c’è anche la creazione di un metaverso specifico che consenta alle banche di agevolare i processi di vendita e fornire esperienze sempre più personalizzate.
Fra le sfide da affrontare per il settore ci sono l’interoperabilità, per scongiurare che la frammentazione fra i diversi metaversi renda complessa l’esperienza finanziaria degli utenti, ma anche il macro-mondo dei temi etici, dalle normative sulla privacy alla sicurezza, fino alla salute fisica e mentale.