
Le riserve nazionali di gas continuano a tenere il palco dello scenario economico. Gie-Agsi ha pubblicato i dati nazionali sulle scorte dei Paesi europei. Uno sturdio del Meccanismo europeo di stabilità raccomanda razionamenti
Le scorte di gas in Italia si attestano al 78,9 per cento. E’ quanto emerge dai dati della piattaforma Gie-Agsi in base ai dati aggiornati al 19 agosto. Secondo Gie-Agsi, lo stoccaggio si attesta a quota 152,7 terawattora (TWh) della capacita’ complessiva.
A livello Ue, le scorte si attestano a 855,3 TWh, una percentuale che corrisponde al 76,9 per cento del volume dei depositi. Per quanto concerne i singoli Paesi, la Germania e’ il primo in termini di stoccaggio con 194,1 TWh che corrispondono a una quota del 79,5 per cento della capacita’ complessiva. La Francia si attesta a 117 TWh, pari all’88,9 per cento della capacita’, mentre la Spagna a 29 TWh, una quota che supera l’82,4 per cento.
Secondo un’analisi un’analisi di di tre economisti del Meccanismo europeo di stabilità, uno stop delle forniture di gas russo ad agosto porterebbe ad esaurire le riserve nei Paesi dell’euro già a fine anno innescando razionamenti e recessione: senza interventi sui consumi il pil dell’eurozona perderebbe l’1,7%, con un impatto del 2,5% per i due Paesi piu’ esposti, Italia e Germania. Riducendo i consumi del 15%, come da piani Ue, l’impatto nei Paesi euro sarebbe invece dell’1,1%.
L’analisi mette chiaramente in evidenza come due delle maggiori economie dell’area dell’euro, Germania e Italia, siano le più vulnerabili rispetto a possibili interruzioni delle forniture di gas dalla Russia. E sottolinea come sono già oggi importanti gli effetti della diversificazione avviata in tutta l’area: senza tale lavoro il contraccolpo di uno stop delle forniture da Mosca sarebbe infatti del 2,6% sul pil dell’area euro e non dell’1,7%.
L’attesa è che se la domanda di gas superi gli afflussi e la produzione interna sarebbero inevitabili dei razionamenti. I piani Ue prevedono di dare priorità al consumo domestico (per la produzione di elettricità, riscaldamento o altri scopi necessari), comportando un arresto parziale o totale della produzione nei settori ad alta intensità energetica, con conseguenti effetti su sull’occupazione.
Nello scenario ipotetico di uno stop totale delle forniture russe il razionamento di gas per le imprese vedrebbe ad esempio in Germania un impatto del 40% sui consumi di gas, senza razionamento.
In alcuni paesi non ci sarebbero razionamenti probabilmente, ma ci sarebbe comunque un impatto legato alle relazioni commerciali o alle catene di approvvigionamento. Francia e Spagna, ad esempio, hanno un mix energetico diverso e minor dipendenza dalle importazioni russe, ma sarebbero colpiti indirettamente.
L’analisi ricorda quindi come con una riduzione dei consumi del gas, come anche da invito Ue di un taglio del 15% tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023, ad esempio con la riduzione dell’impiego per il riscaldamento domestico o con una sostituzione con altre fonti di energia sarebbe possibile mantenere operativi i settori ad alta intensità energetica, con un razionamento meno severo, ridotti impatti sulla produzione industriale e di conseguenza sull’occupazione.
L’uso efficace delle riserve di gas a livello europeo con solidarietà tra gli Stati membri Ue potrebbe essere un altro strumento per attutire l’effetto di una carenza di gas. Con sforzi congiunti e politiche di sostegno mirate, l’area dell’euro potrebbe evitare gravi perdite di posti di lavoro, proteggere i gruppi vulnerabili e mantenere livelli di debito pubblico gestibili.
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