Le minute dell’ultima riunione di politica monetaria della Bce dello scorso 20-21 luglio a Francoforte. Secondo la Banca, i rischi per le prospettive di crescita sono rimasti al ribasso
Nelle prossime riunioni del Consiglio Direttivo sarà opportuna un’ulteriore normalizzazione dei tassi di interesse. L’anticipo odierno dell’uscita dai tassi di interesse negativi consente al Consiglio direttivo di effettuare una transizione verso un approccio riunione-per-riunione alle decisioni sui tassi di interesse.
Lo si legge nelle minute dell’ultima riunione di politica monetaria della Bce dello scorso 20-21 luglio a Francoforte. La politica sui tassi del Consiglio Direttivo continuerà a dipendere dai dati e contribuirà a raggiungere l’obiettivo di inflazione del 2% nel medio termine, si legge nei verbali.
L’attività economica è in rallentamento, dice il verbale, ma continua a beneficiare della riapertura dell’economia. I rischi per le prospettive di crescita sono rimasti indirizzati al ribasso. La guerra della Russia in Ucraina è rimasta una fonte di significativo rischio al ribasso, soprattutto se l’approvvigionamento energetico dalla Russia dovesse essere interrotto a tal punto da portare al razionamento per le imprese e le famiglie dell’area dell’euro.
La guerra potrebbe anche indebolire ulteriormente la fiducia e aggravare i vincoli dal lato dell’offerta, mentre i prezzi dell’energia e dei generi alimentari potrebbero rimanere persistentemente superiori alle attese. Una più rapida decelerazione della crescita globale rappresenterebbe un rischio anche per le prospettive dell’area dell’euro. Si evidenziano elevati rischi al ribasso per la crescita del PIL nel terzo trimestre, si legge inoltre nei verbali.
Una rottura del rapporto tra rendimenti sovrani e fondamentali, con la frammentazione dei mercati obbligazionari lungo i confini nazionali, scrivono, potrebbe portare a eccessive divergenze nelle condizioni di finanziamento nell’area dell’euro che, se non controllate, potrebbero comportare deterioramenti persistenti del meccanismo di trasmissione.
Episodi di divergenze acute e ingiustificate nelle condizioni di finanziamento tra i paesi potrebbero verificarsi in risposta a un’ampia gamma di shock diversi e a fronte di un’inflazione troppo bassa o troppo alta, proseguono i verbali.
Come sottolineato dal capo-economista della Bce Philip Lane, «la normalizzazione in corso dell’orientamento di politica monetaria della Bce potrebbe innescare la frammentazione dei mercati obbligazionari, con conseguenze negative per tutti i paesi dell’area dell’euro».
La volatilità e gli spostamenti al rialzo della curva dei rendimenti privi di rischio hanno fatto sì che il rischio di duration per gli investitori privati sia aumentato, il che ha messo alla prova la loro capacità di detenere diversi tipi di rischio e di esercitare pressioni al rialzo sugli spread sovrani nelle giurisdizioni vulnerabili, si legge nei verbali.
Ciò potrebbe portare a un inasprimento delle condizioni di finanziamento in questi paesi, forse al di là di quanto era appropriato per far fronte all’inflazione eccessiva. Una distorsione simmetrica nella direzione opposta potrebbe emergere nei paesi meno vulnerabili, dove gli afflussi di capitali provenienti dai paesi vulnerabili potrebbero comprimere i rendimenti al di sotto dei livelli necessari per stabilizzare l’inflazione sul target nel medio termine, si continua a leggere nelle minute.
I membri del Consiglio Direttivo della Bce hanno ampiamente rilevato che il deprezzamento dell’euro ha costituito un importante cambiamento nel contesto esterno e ha comportato maggiori pressioni inflazionistiche per l’area dell’euro, in particolare attraverso i maggiori costi delle importazioni di energia fatturate in dollari USA.
È stato sottolineato, si legge nelle minute, che i miglioramenti nella competitività e il sostegno alla crescita che normalmente sarebbero associati a un deprezzamento sono stati ostacolati dai problemi delle catene di approvvigionamento globale e dalle restrizioni logistiche.
Allo stesso tempo, proseguono le minute, è stato suggerito che la maggior parte del deprezzamento nei confronti del dollaro USA fosse dovuto a politiche monetarie divergenti, che riflettevano in parte le differenze nelle prospettive per le due economie.
Se gli attuali rischi di recessione nell’economia statunitense dovessero concretizzarsi, l’euro dovrebbe apprezzarsi. Tuttavia, un effetto compensativo – e probabilmente dominante – potrebbe derivare dal peggioramento della propensione al rischio globale, che in genere implica un rafforzamento del dollaro USA, si legge inoltre nei verbali.
Nella loro discussione, i membri del Consiglio Direttivo della Bce hanno notato come vi siano segnali crescenti di una flessione dell’attività economica nell’area dell’euro che potrebbe estendersi fino al 2023.
Nel caso del settore manifatturiero, l’indicatore è sceso in territorio di contrazione per la prima volta dalla metà del 2020. I dati dell’indagine sui nuovi ordini e le aspettative delle imprese hanno suggerito che questo indebolimento dovrebbe continuare nei prossimi mesi. Inoltre, la fiducia dei consumatori è scesa al minimo storico. L’inflazione sta erodendo la ricchezza e i risparmi reali, si legge nei verbali.
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