Ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Crif Pulse, secondo cui, per una buona parte dei settori i livelli di Ebitda margin nel 2022 saranno inferiori a quelli pre-pandemia
Nel primo semestre 2022 oltre il 40% delle imprese italiane si caratterizza per un livello di rischio creditizio prospettico medio-alto. Le previsioni per la fine dell’anno indicano, da un lato, una crescita dei fatturati, pari a +9% rispetto al 2021, legata alla spinta inflazionistica, ma dall’altro una riduzione dei margini operativi (-40 punti base rispetto al 2021) derivante dall’incremento dei costi energetici e delle materie prime.
E’ quanto emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Crif Pulse, secondo cui, per una buona parte dei settori i livelli di Ebitda margin nel 2022 saranno inferiori a quelli pre-pandemia.
«La pressione sui margini operativi e il fabbisogno di capitale circolante saranno difficilmente compensabili nel breve termine in termini di capacita’ di generazione di cassa – spiega Simone Mirani, general manager di Crif Ratings -. Tuttavia, le aziende che hanno effettuato un’adeguata provvista finanziaria nel biennio 2020-2021, anche grazie agli strumenti messi in campo dal governo italiano per contenere la crisi causata dalla pandemia, dispongono di un vitale polmone di liquidità».
Bisogna però tenere presente che «il venir meno delle moratorie e la conseguente ripresa dei piani di rimborso del debito finanziario, unitamente all’impatto dell’impennata dei costi dell’energia e di alcune materie prime, potranno accentuare le tensioni sul fronte della liquidità, specie nei settori ad alta intensita’ di capitale circolante e in quelli energivori».