
La Commissione e gli Stati membri da tempo discutono della possibilità di introdurre il disaccoppiamento del costo del gas rispetto a quello dell’elettricità
Non solo price cap: sul tavolo della Commissione europea e degli Stati membri, Italia compresa, ci sono diverse opzioni al vaglio degli esperti, fra cui anche il disaccoppiamento del costo del gas rispetto a quello dell’elettricità.
Difatti fin dai primissimi anni 2000 il costo del gas è legato all’andamento del prezzo dell’elettricità, ivi ricompresa l’energia prodotta da fonti rinnovabili. In questo modo, il mercato sarebbe stato incentivato ad aumentare gli impianti green eolici o solari per ottenere margini di guadagno maggiore.
In questo modo però l’impennata del prezzo del gas si è portata dietro anche l’aumento del costo dell’elettricità: in particolare in Italia dove circa la metà dell’elettricità viene prodotta da centrali a gas.
Il rapporto fra due prezzi energetici dipende sostanzialmente dal Ttf, il mercato olandese di riferimento per l’Europa che ogni giorno determina il costo del gas. Come tutte le borse, anche quella di Amsterdam è stata spesso vittima di speculazioni e volatilità, in particolare dopo lo scoppio della guerra.
Anche per questo lo stesso Draghi aveva dichiarato che il “legame che c’è tra il costo dell’energia elettrica prodotta con le rinnovabili, e quindi acqua, sole, vento, e il prezzo massimo del gas ogni giorno è un legame che non ha più senso“.
Mentre quindi il mondo cerca di allontanarsi dal settore del gas, riducendo gradualmente ma in modo significativo gli investimenti, è chiaro come il prezzo di questa materia prima energetica (e di conseguenza anche dell’elettricità) cresca, complice anche la guerra in Ucraina.
Di qui, l’esigenza sempre più spesso invocata, persino dalla stessa Ursula Von der Leyen e più recentemente anche dalla Germania, di disaccoppiare il prezzo di gas e luce.