I prestiti alle aziende sono rimasti sostanzialmente fermo (+1,79%), mentre sul fronte delle sofferenze si è registrata una ulteriore riduzione del 27%
Sofferenze bancarie ancora in calo di 13 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi. Prosegue, dunque, la pulizia dei bilanci da parte delle banche, con lo stock dei crediti deteriorati passati da 48 a 35 miliardi tra luglio 2021 e luglio 2022, con una riduzione superiore al 27%.
Resta ferma al palo la crescita dei prestiti alle aziende, con le banche sempre meno propense ad assumersi rischi sul versante dei nuovi finanziamenti, cresciuti solo dell’1,7%, con un consequenziale allarme liquidità per le aziende costrette a pagare bollette energetiche particolarmente salate.
È la sintesi dell’ultimo anno delle banche italiane, con un comportamento che si potrebbe riversare sull’economia reale, soprattutto sulle attività imprenditoriali: lo stock di prestiti alle aziende è rimasto sostanzialmente fermo, passando da 662 miliardi di luglio 2021 a 673 miliardi di luglio scorso (+1,79%), mentre sul fronte delle sofferenze si è registrata una ulteriore riduzione, con l’ammontare crollato del 27% in 12 mesi.
Sono le novità principali che emergono dal rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale sono aumentati i prestiti alle famiglie, sostenuti dalla crescita dei mutui di oltre 18 miliardi (+4%) e del credito al consumo di 2 miliardi (+1%).
«Il sostegno del settore bancario sarebbe fondamentale in una fase di crisi drammatica per le nostre aziende, con i prezzi dei prodotti energetici fuori controllo. La liquidità degli istituti, assieme a interventi pubblici, resta l’unica speranza per evitare centinaia di migliaia di chiusure, di licenziamenti e di fatturati azzerati – commenta il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi -. L’ultimo anno delle banche italiane appare caratterizzato da un atteggiamento di rilevante prudenza: a una continua riduzione dei crediti deteriorati iscritti in bilancio, si accosta infatti una politica, sul versante degli impieghi, improntata al rischio zero. Le due percentuali affiancate, sofferenze in calo del 27,43% e prestiti alle aziende cresciuti solo dell’1,79%, restituiscono perfettamente la fotografia di un settore, quello bancario, sostanzialmente avvitato su sé stesso».
«È una situazione che dovrebbe essere affrontata concretamente dal governo, nonostante le imminenti elezioni. C’è un aspetto che mi pare sottovalutato: una raffica di fallimenti produrrebbe un doppio danno per le casse dello Stato, da un lato con le minori entrate fiscali, basti pensare all’Ires e all’Irap ma anche all’Iva; dall’altro con un esborso notevole per pagare gli ammortizzatori sociali per tutte le centinaia di migliaia di lavoratori licenziati», aggiunge il presidente onorario di Unimpresa.