
Pubblicato il bollettino mensile della banca europea. Per quanto riguarda i sostegni a famiglie e imprese per il caro energia, la Bce li chiede “mirati e temporanei”
Dopo il recupero osservato nella prima metà del 2022 i dati recenti indicano un considerevole rallentamento della crescita nell’area dell’euro, con l’economia che dovrebbe ristagnare nel prosieguo dell’anno e nel primo trimestre del 2023.
Lo sottolinea la Bce nel bollettino mensile. In prospettiva, osserva l’istituto centrale europeo, vi sono chiari segnali di un protratto rallentamento dell’attività economica in un contesto di elevata inflazione e perdurante incertezza collegate alla guerra in Ucraina e agli andamenti connessi all’energia.
Il Consiglio direttivo della Bce si attende di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nelle prossime riunioni per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative d’inflazione e riesaminerà regolarmente la traiettoria della politica monetaria alla luce delle informazioni più recenti e dell’evolvere delle prospettive di inflazione.
Anche in futuro le decisioni sui tassi di riferimento saranno dipendenti dai dati e rifletteranno un approccio in base al quale tali decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione, si spiega. Il Consiglio direttivo ha assunto questa decisione e si attende di aumentare ulteriormente i tassi di interesse perché l’inflazione seguita a essere di gran lunga troppo elevata ed è probabile che si mantenga su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo.
Rischi e incertezza sulla crescita derivano dal caro-energia, dalla guerra in Ucraina, dall’elevata inflazione e dalle perduranti vulnerabilità causate dalla pandemia. Le quotazioni molto elevate dell’energia riducono il potere d’acquisto dei redditi delle famiglie e, sebbene si stiano attenuando, le strozzature dal lato dell’offerta continuano a frenare l’attività economica.
Inoltre, la situazione geopolitica avversa, soprattutto l’aggressione ingiustificata dell’Ucraina da parte della Russia, si ripercuote sulla fiducia delle imprese e dei consumatori. Le proiezioni di bilancio, aggiunge la Bce, continuano a essere caratterizzate da elevati livelli di incertezza, legati principalmente alla guerra in Ucraina e agli andamenti dei mercati dell’energia che potrebbero indurre i governi ad adottare ulteriori misure di stimolo fiscale.
Questo tipo di misure è stato finalizzato in ampia misura a contrastare il crescente costo della vita sostenuto dai consumatori, in particolare per quanto riguarda i beni energetici. Inoltre, hanno inciso anche il finanziamento di nuove capacità difensive e il sostegno ai rifugiati in fuga dalla guerra mossa dalla Russia all’Ucraina.
Nel contesto di un’economia mondiale in rallentamento, prosegue ancora l’Istituto di Francoforte, i rischi per la crescita sono orientati principalmente al ribasso, in particolare nel breve periodo. Come riflesso nello scenario meno favorevole delle proiezioni degli esperti, il protrarsi della guerra in Ucraina continua a rappresentare un rischio significativo per la crescita, soprattutto se imprese e famiglie dovessero affrontare un razionamento delle forniture di energia.
In una tale situazione si potrebbe assistere a un ulteriore deterioramento del clima di fiducia e a un nuovo inasprimento dei vincoli dal lato dell’offerta. Anche i costi dei beni energetici e alimentari potrebbero rimanere persistentemente più elevati delle attese.
Inoltre, un ulteriore peggioramento delle prospettive economiche mondiali potrebbe agire da freno aggiuntivo alla domanda estera dell’area dell’euro. I rischi per le prospettive di inflazione sono prevalentemente orientati al rialzo.
Come per la crescita, il rischio principale nel breve termine è rappresentato da un’ulteriore interruzione delle forniture di energia. Nel medio termine l’inflazione potrebbe rivelarsi più elevata delle aspettative a causa di un peggioramento persistente della capacità produttiva dell’economia dell’area dell’euro, di ulteriori rincari dei beni energetici e alimentari, di un incremento delle aspettative di inflazione al di sopra dell’obiettivo del Consiglio direttivo o di aumenti salariali maggiori del previsto.
Tuttavia, un’eventuale diminuzione dei costi energetici o un indebolimento della domanda nel medio termine potrebbero ridurre le pressioni sui prezzi, conclude la Bce.
La crescita del Pil in termini reali nell’Eurozona dovrebbe attestarsi in media d’anno al 3,1 per cento nel 2022, per poi registrare un calo pronunciato scendendo allo 0,9 per cento nel 2023 e risalire all’1,9 nel 2024. È il quadro che emerge dalle nuove proiezioni degli esperti della Bce che rispetto a giugno 2022 hanno rivisto le prospettive per la crescita del Pil al rialzo di 0,3 punti percentuali per il 2022, dopo dati migliori del previsto nella prima meta’ dell’anno, e al ribasso di 1,2 e 0,2 punti percentuali rispettivamente per il 2023 e il 2024, principalmente a causa dell’impatto delle interruzioni nell’offerta di energia, dell’aumento dell’inflazione e del connesso deterioramento del clima di fiducia.
Gli esperti della Bce hanno rivisto significativamente al rialzo le proiezioni sull’inflazione, che si porterebbe in media all’8,1 per cento nel 2022, al 5,5 nel 2023 e al 2,3 nel 2024.
Rispetto alle stime elaborate dagli esperti dell’Eurosistema nello scorso giugno, l’inflazione complessiva è stata oggetto di una revisione al rialzo considerevole per il 2022 e il 2023 (rispettivamente pari a 1,3 e 2,0 punti percentuali) e lieve per il 2024 (0,2 punti percentuali) riflettendo dati recenti non corrispondenti alle attese, forti aumenti nelle ipotesi relative ai prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità, una più vigorosa dinamica salariale e il recente deprezzamento dell’euro.
L’atteso calo dell’inflazione da una media dell’8,1 per cento nel 2022 al 5,5 nel 2023 e al 2,3 nel 2024, spiegano gli esperti, riflette principalmente la forte diminuzione delle componenti energetica e alimentare come conseguenza di effetti base negativi e dell’ipotizzata flessione dei prezzi delle materie prime, in linea con le quotazioni dei contratti future.
Le stime dell’Eurosistema collocano l’inflazione al netto dei beni alimentari ed energetici al 3,9 per cento nel 2022, al 3,4 nel 2023 e al 2,3 nel 2024. Gli esperti stimano quindi che l’inflazione complessiva misurata sull’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Iapc) rimanga superiore al 9 per cento per il resto del 2022 a causa dei corsi estremamente elevati dell’energia e delle materie prime alimentari, oltre che delle spinte al rialzo esercitate dalla riapertura dell’economia, dalle carenze nell’offerta e dalle condizioni tese nei mercati del lavoro.
I differenziali italiani hanno mostrato un andamento volatile con l’acuirsi della crisi politica interna, anche se ciò ha comportato ripercussioni limitate su quelli degli altri Paesi, sottolinea la Bce analizzando le variazioni dei differenziali di rendimento dei singoli titoli di Stato nell’area euro.
In Italia e Portogallo, osserva l’istituto di Francoforte, nel periodo in esame si è verificata una diminuzione rispettivamente di 10 e 29 punti base del differenziale decennale, mentre quello sui Bund tedeschi ha perso altri 14 punti base.
Le misure di sostegno di bilancio volte ad attutire l’impatto dei rincari dell’energia dovrebbero essere temporanee e indirizzate alle famiglie e alle imprese più vulnerabili, in modo da limitare il rischio di alimentare pressioni inflazionistiche, migliorare l’efficienza della spesa pubblica e preservare la sostenibilità del debito, ammonisce la Banca centrale.
Le politiche strutturali dovrebbero mirare a innalzare il potenziale di crescita dell’area dell’euro e rafforzare la sua capacità di tenuta, sottolinea l’istituto di Francoforte. Secondo la Bce, poiché gli squilibri nelle finanze pubbliche continuano a superare i livelli antecedenti la pandemia e l’inflazione e’ eccezionalmente elevata, la politica di bilancio deve essere sempre più selettiva e mirata per evitare di acuire le pressioni inflazionistiche nel medio termine, assicurando al tempo stesso la sostenibilità dei conti pubblici sul medio periodo.
Il disavanzo di bilancio delle amministrazioni pubbliche dell’area dell’euro dovrebbe continuare a scendere, dal 5,1 per cento del Pil nel 2021 al 3,8 nel 2022 e poi al 2,7 entro la fine dell’orizzonte di previsione, nonostante le misure di stimolo fiscale messe in campo dai governi per contrastare gli effetti del caro-energia e l’impatto della guerra in Ucraina.
Il saldo di bilancio dell’area dell’euro – spiega l’istituto di Francoforte – dovrebbe migliorare costantemente nel periodo fino al 2024, anche se in misura lievemente inferiore rispetto a quanto prospettato nelle proiezioni dello scorso giugno.
Tuttavia, le proiezioni di bilancio continuano a essere caratterizzate da elevati livelli di incertezza, legati principalmente alla guerra in Ucraina e agli andamenti dei mercati dell’energia che potrebbero indurre i governi ad adottare ulteriori misure di stimolo fiscale.
Questo tipo di misure è stato finalizzato in ampia misura a contrastare il crescente costo della vita sostenuto dai consumatori, in particolare per quanto riguarda i beni energetici. Inoltre, hanno inciso anche il finanziamento di nuove capacità difensive e il sostegno ai rifugiati in fuga dalla guerra mossa dalla Russia all’Ucraina.