
Il peggioramento è stato osservato sia nel manifatturiero che nel terziario, con un calo della domanda visto l’aumento del costo della vita e le prospettive future sempre più cupe
A settembre s’intensifica il calo dell’economia dell’Eurozona, registrando il terzo mese consecutivo di contrazione dell’attività economica. Anche se solo modesto, il tasso di declino è accelerato a un ritmo che, escluso il periodo di restrizioni anti pandemia, è stato il più forte dal 2013.
Gli indicatori anticipatori di tendenze, quali l’afflusso dei nuovi ordini, il lavoro inevaso e le aspettative future indicano che la contrazione incrementerà nei prossimi mesi. Il peggioramento è stato osservato sia nel manifatturiero che nel terziario, con un maggiore deterioramento della domanda in entrambi i settori visto l’aumento del costo della vita e le prospettive future sempre più cupe.
Nel dettaglio, dalla lettura dei dati preliminari flash, l’Indice destagionalizzato S&P Global Pmi Composito della produzione dell’Eurozona è sceso a settembre a 48,2 da 48,9 di agosto.
A guidare la contrazione c’è il Pmi manifatturiero, con il quarto crollo mensile consecutivo della produzione industriale, a 48,5 punti (dai 49,6 di agosto). Il tasso di declino è peraltro leggermente accelerato, segnando il valore più veloce da maggio 2020.
L’impennata dei prezzi energetici ha aggiunto peso ulteriore sui costi delle aziende, in alcuni casi limitandone la produzione, facendo schizzare in alto gli indicatori dei prezzi e registrando una nuova accelerazione delle pressioni inflazionistiche.
Anche la produzione terziaria ha segnato la seconda contrazione mensile consecutiva e a un tasso che non vedevamo da febbraio 2021. Il calo del settore servizi è stato notevole (48,9 dai 49,8 di agosto). Tale declino si è soprattutto avvertito nelle forti perdite del settore viaggi, turismo, attività ricreative, immobiliare e assicurativo.
Analizzando le singole nazioni, la Germania, come si osserva da tre mesi a questa parte, ha registrato una riduzione dell’attività, con il Pmi composito precipitato al valore minore da maggio 2020 di 45.9 e, escludendo il periodo pandemico, il più debole da giugno 2009. A parte le prime chiusure legate al Covid-19 di inizio 2020, il calo del settore terziario tedesco è stato il più severo da giugno 2009. La produzione manifatturiera ha continuato a diminuire in tutta la Germania, anche se il tasso di declino si è moderato grazie in parte alla riduzione dei disagi sulla catena distributiva.
In Francia, la produzione ha indicato un aumento solo modesto, con l’indice Pmi composito posizionatosi su 51,2. Anche se tale valore ha indicato un incremento rispetto alla quasi stagnazione di agosto, l’indagine ha rivelato un forte rallentamento della crescita dell’economia francese nel terzo trimestre rispetto al secondo. La crescita più rapida del settore servizi ha contribuito a controbilanciare il peggioramento della contrazione manifatturiera. Le fabbriche francesi hanno riportato un crollo della produzione che, tolto l’iniziale collasso durante le chiusure di inizio pandemia, è stato il peggiore da marzo 2013.
“C’è la possibilità che l’Eurozona vada in recessione, poiché le aziende riportano un peggioramento delle condizioni economiche e un intensificarsi della pressione sui prezzi collegabile all’impennata dei costi energetici”, ha commentato i dati del Pmi flash, Andrew Harker, chief business economist presso S&P Global Market Intelligence.
E ha spiegato: “La stima flash del Pmi mostra una contrazione economica nel terzo trimestre dello 0,1%, con un tasso di declino in accelerazione nel corso degli ultimi tre mesi fino a settembre, con quest’ultimo che, esclusi i mesi con le restrizioni anti pandemiche, ha indicato la prestazione economica peggiore dal 2013. La Germania sta affrontando le condizioni più critiche, con un’economia in contrazione a un tasso che, tolto il periodo pandemico, non si è mai osservato dalla crisi globale finanziaria“.
Conseguentemente al crollo della domanda e alle previsioni sul futuro sempre più pessimistiche delle aziende, ha proseguito nell’analisi, gli indicatori dell’indagine che anticipano le tendenze prevedono nel quarto trimestre un peggioramento del declino dell’economia dell’Eurozona, il che aumenta sempre più la possibilità di una caduta dell’Eurozona in zona recessione.
Malgrado ci sia qualche segnale positivo di rallentamento dei vincoli a cui è soggetta la catena di distribuzione, il motivo di preoccupazione si è chiaramente trasferito dalla catena di fornitura all’energia e all’aumento del costo della vita. Ciò non ha soltanto colpito la domanda ma ha anche limitato la produzione manifatturiera e, in alcuni casi, l’attività del settore dei servizi.
Hacker ha così concluso: Allo stesso tempo, l’impennata dei costi energetici ha riacceso la pressione inflazionistica che, dopo aver mostrato nei mesi precedenti segnali di rallentamento grazie alle minori carenze sulla fornitura, ha ripreso ad accelerare. La sfida dei responsabili delle politiche di cercare di domare l’inflazione ed evitare allo stesso tempo un forte impatto all’economia, sta diventando quindi sempre più difficile“.
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