
Le Borse hanno più volte invertito la rotta mentre gli investitori continuano a valutare i rischi legati all’inflazione e alla frenata dell’economia globale
In chiusura, Piazza Affari il Ftse Mib segna una flessione dell’1,16% a 20.961 punti. Meglio, ma sempre negative, Londra (-0,55%), Francoforte (-0,72%) e Parigi (-0,27%).
Seduta ad alta volatilità per le Borse europee, che hanno più volte invertito la rotta mentre gli investitori continuano a valutare i rischi legati all’inflazione e alla frenata dell’economia globale.
Gli ultimi dati macroeconomici arrivati dagli Stati Uniti, migliori delle previsioni, testimoniano che la locomotiva Usa non è ancora sul punto di scivolare in recessione e hanno sostenuto Wall Street, mentre in Europa il tema di giornata è stata l’impennata del gas a causa dei danni ai gasdotti Nord Stream, probabilmente dovuti a sabotaggio.
Sulla piattaforma Ttf di Amsterdam il future ottobre ha frenato sul finale facendo segnare comunque un progresso del 5,4% a 183 euro per megawattora. Sale anche il prezzo del petrolio: il Wti, contratto di novembre, si attesta a 79,08 dollari al barile, in rialzo del 3,09%, mentre l’analoga consegna sul Brent sale del 3,21% a 86,76 dollari.
Sul fronte dei cambi, rimane debole l’euro nei confronti del dollaro, dopo aver segnato ieri nuovi minimi da venti anni in area 0,95: si attesta a 0,9598 (da 0,9653 ieri in chiusura). La moneta unica vale inoltre 139,05 yen (139,26), mentre il dollaro/yen è pari a 144,82 (144,24).
I riflettori rimangono puntati sulla sterlina, ieri piombata su nuovi minimi di sempre nei confronti del dollaro, a 1,0342: vale 1,0760 dollari (da 1,0833 ieri in chiusura), oltre che 0,8928 per un euro (da 0,8914).
Vendite sui bond dell’eurozona con i tassi che aggiornano i record dell’ultimo decennio. Ancora più bersagliati degli altri, all’indomani dell’esito del voto, i titoli di stato italiani con lo spread che sfonda la soglia dei 250 punti base e il rendimento dei BTp italiani che vola al nuovo record dal 2013.
Tra i titoli principali, Saipem è salita del 3,82% dopo aver annunciato nuovi contratti in Costa d’Avorio per un valore complessivo di circa un miliardo. Tim (+3,41%) continua a beneficiare degli scenari post elezioni, alimentati dai progetti sostenuti da Fratelli d’Italia, che non escludono un intervento di Cdp sul gruppo con successivo scorporo delle attività.
In rosso le banche e male il settore utility: Terna ha perso il 5,49%, Enel il 5,4% e Hera il 5,31%.