
La valuta digitale produce emissioni ben superiori a quelle dell’estrazione dell’oro, paragonabili a quelle dell’industria di carne bovina
Le criptovalute tornano nel mirino degli ambientalisti. Una recente ricerca dell’Università del New Mexico pubblicata su Scientific Reports ha dimostrato come i Bitcoin abbiano un impatto climatico più devastante dell’estrazione dell’oro e quasi pari a quello del gas naturale o dell’industria della carne bovina.
Ancora, volendo quantificare l’impronta delle valute digitali, potremmo dire che i Bitcoin inquinano tanto quanto il Nepal o la Repubblica Centrafricana.
I ricercatori in particolare imputano le emissioni sproporzionate al cosiddetto mining proof-of-work, ossia il processo informatico attraverso il quale vengono verificate le informazioni sugli scambi. Il 64% dell’elettricità impiegata per questi processi proviene infatti da combustibili fossili.
Negli ultimi cinque anni la produzione della valuta digitale ha provocato un danno climatico pari al 35% del suo valore di mercato, raggiungendo nel 2020 un picco dell’82%. Si consideri a tal proposito che l’oro e i suoi processi di estrazione incidono invece per il 4% del loro valore.