
Guerra di competenze tra Salvini e Musumeci, il rebus dei nuovi ministeri
Il governo è nato ieri, e già iniziano i primi rimpalli e scossoni. La mela della discordia in questo caso è la gestione delle capitanerie di Porto, in bilico tra il ministero delle Infrastrutture di Matteo Salvini e quello del Sud e delle politiche per il Mare guidato da Nello Musumeci. Che ieri ha tirato il freno cercando di svicolare dal trasferimento dei compiti sulla Guardia costiera fin qui affidati all’ex Mit al nuovo dicastero senza portafoglio del Sud e del Mare: «Avremo tempo di parlare anche di questo», ha glissato il nero ministro. Un passaggio di competenze che la Lega non si sogna nemmeno di prendere in considerazione. Dal Carroccio si dichiarano certi che le deleghe di Musumeci non assorbiranno nessuna competenza attualmente in capo al ministero delle Infrastrutture.
Non è l’unico ministero su cui pendono rivendicazioni e dubbi. Non è ancora chiaro ad esempio quali saranno i compiti del ministero delle Imprese e del made in Italy, che si sostituisce al Mise. Adolfo Urso dovrà occuparsi anche del commercio con l’estero che era passato alla Farnesina? E tra le mani di chi si troverà la transizione digitale, rimasta orfana di dicastero? Per non parlare dell’incrocio tra politiche di coesione, territorio di Raffaele Fitto con gli Affari europei, e il ministero del Sud. Allo stesso Fitto è stato attribuito il coordinamento del Pnrr, ma non è chiaro come questo compito possa coesistere con il ruolo previsto sullo stesso versante per il ministero delle Infrastrutture e della mobilità, cioè Salvini. Per l’affidamento dei compiti ai ministeri senza portafoglio la strada è più semplice: è sufficiente un Dpcm.