
Sono stati questi i temi al centro della conferenza finale del progetto FATA – From Awareness To Action, tenutasi oggi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Crescente convergenza tra contraffazione online, reati finanziari e cybercrime; crescita dei domini fraudolenti e dei furti di identità di venditori e acquirenti online; necessità di un approccio integrato pubblico-privato per contrastare l’evoluzione di questi fenomeni criminali.
Sono stati questi i temi al centro della conferenza finale del progetto FATA – From Awareness To Action, tenutasi oggi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, e trasmessa online, a cui hanno partecipato esperti di Transcrime – Università Cattolica del Sacro Cuore, Ministero dell’Interno – Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio Analisi Criminale, Europol, Ministero dello Sviluppo Economico, Guardia di Finanza, Amazon – Counterfeit Crimes Unit, Associazione Bancaria Italiana – ABI Lab e Police Intellectual Property Crime Unit – City of London Police.
I relatori hanno fornito numerosi dati e casi studio che aiutano a capire l’evoluzione della contraffazione online. Cresce il legame tra vendita online di prodotti contraffatti, reati finanziari (come le frodi nei metodi di pagamento) e reati cyber; cresce il furto di credenziali ed account sulle piattaforme online, ad esempio attraverso schemi di Account Takeover (+347% tra 2018 e 2019 secondo TransUnion 2020).
Crescono anche le frodi nei metodi di pagamento, la diffusione di malware e il furto d’identità tramite tecniche di phishing oppure e-skimming, come rilevato anche da una recente analisi dell’EUIPO (2021) in cui circa il 49% di 1000 domini web fraudolenti analizzati, relativi a 20 titolari di diritti di proprietà intellettuale, veniva utilizzato non solo per vendere prodotti contraffatti ma anche per sottrarre dati di pagamento e di navigazione degli utenti; crescono, soprattutto in seguito all’emergenza covid, le campagne pubblicitarie fraudolente sulle app di messaggistica e sui social media per la vendita di prodotti contraffatti.
Ad esempio, nel 2019 è stato registrato un aumento del 171% rispetto al 2016 degli account Instagram utilizzati per vendere prodotti contraffatti (Stroppa et al. 2019) che pubblicizzano link esterni a siti web proprietari che, ancora una volta, vengono utilizzati per la diffusione di malware.
Sempre più centrale la presenza di influencer che promuovono prodotti contraffatti, soprattutto su social media e app di messaggistica, fungendo da intermediari per i produttori di questi beni. Numerose le indagini a livello nazionale ed internazionale, approfondite all’interno del report finale, che hanno dimostrato questi nuovi schemi criminali e modi operandi: come l’operazione Right Time della Guardia di Finanza, che ha rivelato l’uso di società di comodo create per occultare la vendita online di orologi contraffatti; oppure Bologna Luxury, in cui una giovane influencer faceva da tramite su social media tra produttori di beni contraffatti in Cina e consumatori finali in Italia; o anche Pinar, coordinata da Europol, che ha fatto luce sui metodi avanzati di riciclaggio usati per ripulire i proventi da un’organizzazione dedita alla vendita di prodotti contraffatti.
Nella conferenza finale di oggi si è discusso anche di quali misure adottare per prevenire e contrastare l’evoluzione del fenomeno. A cominciare da una più forte collaborazione pubblico-privata, che porti a dialogare insieme attori pubblici e privati attivi nell’anti-contraffazione con quelli attivi in ambito anti-riciclaggio (es. Unità di Intelligence Finanziarie, banche, altri soggetti obbligati) o di cybersicurezza. Oppure l’adozione di modelli e strumenti evoluti per l’early detection di venditori fraudolenti e società di comodo, alla costituzione di unità di eccellenza nel settore privato, come la Counterfeit Crimes Unit di Amazon che collabora proficuamente con forze dell’ordine e istituzioni in tutto il mondo.