L’anomalia del dato italiano tiene conto dello stanziamento del contributo straordinario per il settore energia
L’Eni chiude il terzo trimestre del 2022 l’utile netto adjusted a 3,73 miliardi rispetto a 1,43 (161%) dello scorso anno e i nove mesi a 10,80 rispetto a 2,63 (311%) dei primi nove mesi del 2021. Lo rende noto la società con una nota sui conti. L’Ebit adjusted di Gruppo nei primi tre mesi è di 5,77 miliardi rispetto ai 2,49 (+132%) dello stesso periodo del 2021 e nei nove mesi il balzo è a 16, 80 miliardi rispetto ai 5,85 dello stesso periodo del 2021 (+187%).
Nel terzo trimestre 2022 il flusso di cassa operativo prima del capitale circolante al costo di rimpiazzo adjusted è stato pari a 5,47 miliardi, spiega la società mentre nei nove mesi il flusso di cassa di 16,27 miliardi, raddoppiato rispetto al periodo di confronto, ha finanziato capex organici di 5,5 miliardi, aumentati del 35% a seguito dell’apprezzamento del dollaro Usa e delle azioni pianificate post-lockdown, rendendo disponibile un free cash flow organico di 9,3 miliardi di euro per finanziare i fabbisogni di capitale circolante e il ritorno agli azionisti.
Pagata a settembre la prima rata del dividendo 2022 di 0,22 euro per azione, con un esborso di 751 milioni, precisa Eni, mentre la seconda rata di pari importo sarà pagata il 23 novembre. L’indebitamento finanziario netto (ante Ifrs 16) al 30 settembre scorso è sceso a 6,4 miliardi, in riduzione di 2,54 miliardi rispetto al 31 dicembre 2021.
Rispetto all’utile netto consolidato di bilancio dei nove mesi 2022 pari a 13,26 miliardi di Eni, le attività italiane registrano una perdita netta di circa 1 miliardo che tiene conto principalmente dello stanziamento del contributo straordinario per il settore energia.