
Mosca ha ricevuto garanzie scritte da parte del presidente turco Erdogan sulla smilitarizzazione dei canali. L’Italia ne importa 1,2 miliardi di chili
Dopo le indicazioni giunte dal presidente turco Erdogan di ripresa di traffico delle navi con grano ucraino nel mar Nero, la Russia ha annunciato la ripresa della sua partecipazione all’accordo sulle esportazioni di grano ucraine dopo aver ricevuto “garanzie scritte” dall’Ucraina sulla smilitarizzazione del corridoio utilizzato per il loro trasporto.
«La Russia ritiene che le garanzie ricevute finora sembrino sufficienti e sta riprendendo l’attuazione dell’accordo», ha detto il ministero della Difesa russo su Telegram. Mosca aveva sospeso la sua partecipazione sabato scorso dopo un attacco alla sua flotta in Crimea.
Con il via libera della Russia all’accordo riprendono le spedizioni anche verso l’Italia dove sono arrivate dall’Ucraina quasi 1,2 miliardi di chili di mais per l’alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole nell’ultimo anno prima della guerra (dati Coldiretti).
L’apertura di Putin è importante soprattutto – sottolinea la Coldiretti in una nota – per la forniture di mais alle stalle italiane in una situazione in cui i costi di produzione sono cresciuti del 57 per cento secondo il Crea mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali. L’Ucraina infatti con una quota di poco superiore al 13 per cento per un totale di 785 milioni di chili è il secondo fornitore di mais dell’Italia che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle.
L’Ucraina garantisce invece appena il 3 per cento dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili) mentre sono pari a ben 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l’analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021.