Male il dato sul pagamento dell’imposta, in controtendenza rispetto al panorama generale
Se l’evasione fiscale in Italia sembra, almeno dai dati, calare, l’imposta Irpef va decisamente in controtendenza: il tax gap, cioè la propensione alla fuga dal fisco misurata dalla distanza tra il gettito atteso e quello reale, è schizzata in alto nel 2020 al massimo storico del 68,7% tra i lavoratori autonomi e le imprese. In soldoni (letteralmente) vuol dire che l’erario non ha incassato la bellezza di 27,65 miliardi di euro. Lo dice il rapporto annuale della Relazione sull’evasione discale e contributiva, l’allegato da 131 pagine alla Nadef pubblicato contestualmente ieri dal ministero dell’Economia.
Prima però di mettere le partite Iva alla berlina va detto che nemmeno i dipendenti brillano in questo senso: sul lavoro nero (va però detto che i dati sono fermi al 2019) l’imposta ‘scappata’ (spesso non solo figurativamente) al fisco è di 4,6 miliardi, in aumento rispetto ai 4,4 dell’anno precedente.
Dal dibattito economico si passa a quello politico, dove l’opposizione paventa scenari ancora peggiori se verrà messa in campo la flat tax. In effetti, già ora i contribuenti fotografati dalla relazione sembrano sbirciare questo traguardo: secondo lo studio le partite Iva avrebbero fatto di tutto per non dichiarare di più di 65 mila euro, cioè la soglia entro la quale si gode della superagevolazione detta appunto flat tax (tassa piatta direbbero i puristi della lingua italiana) del 15%.