
La maggioranza delle infezioni di origine professionale colpisce le donne ma a morire sono soprattutto gli uomini
Sono 107.602 le infezioni da Covid-19 di origine professionale denunciate all’Inail nei primi 10 mesi dell’anno: lo rileva l’ente spiegando che dall’inizio della pandemia sono arrivate denunce per 305.395 contagi.
Rispetto al monitoraggio di fine agosto i casi in più sono 8.589 (+2,9%). Il 2022 pesa al momento per il 35,2% sul totale dei contagi sul lavoro segnalati all’Istituto dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 31 ottobre. Il 2020, con 148.986 infezioni, raccoglie il 48,8% di tutti i casi, mentre il restante 16,0% (48.807) è concentrato nel 2021. Il nuovo report conferma anche il trend in netta diminuzione dei casi mortali.
Gli 886 decessi da Covid-19 denunciati all’Inail dall’inizio della pandemia, infatti, sono concentrati quasi esclusivamente nel 2020, che con 586 contagi con esito mortale raccoglie il 66,3% del totale, e nel 2021, con 290 casi mortali (32,6%).
L’incidenza media dei decessi da Covid-19 sul totale di tutti i casi di incidente mortale denunciati all’Istituto nel 2020 è stata di circa una denuncia ogni tre, scendendo a circa una su sei nel 2021 e contraendosi considerevolmente nei primi 10 mesi di quest’anno. L’età media dei contagiati dall’inizio della pandemia è di 46 anni, ma nel solo mese di ottobre è salita a 48 anni.
Il 41,8% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,1%), under 35 anni (20,0%) e over 64 anni (2,1%). Gli italiani sono l’88,5%, mentre il restante 11,5% delle denunce riguarda lavoratori stranieri. Le nazionalità più colpite sono quelle rumena (20,7% dei contagiati stranieri), peruviana (12,3%), albanese (7,9%) e svizzera (4,6%).
La maggioranza delle infezioni di origine professionale colpisce le donne. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi, infatti, è pari al 68,3%. A morire, però, sono soprattutto gli uomini (82,8%). L’età media dei deceduti è di 58 anni (57 per le donne, 59 per gli uomini), con il 71,3% dei decessi concentrato nella fascia tra i 50 e i 64 anni.
Il 63,2% delle denunce da Covid-19 riguarda il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…), al primo posto anche per numero di decessi (21,1% dei casi mortali codificati).
L’analisi per professione dell’infortunato conferma come il personale dell’ambito sanitario sia il più colpito dai contagi, a partire dalla categoria dei tecnici della salute, in cui si concentra il 37,8% delle denunce (in tre casi su quattro donne), l’82,3% delle quali relative a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16,0% (l’80,7% donne), i medici con il 9,4% (oltre la metà donne), gli operatori socio-assistenziali con il 5,4% (l’85,3% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (circa l’80% ausiliari, ma anche portantini, barellieri) con il 4,4% (72,8% donne).