La frenata oltre le attese dell’inflazione europea, che potrebbe indurre la Bce a rallentare il ritmo di rialzo dei tassi, ha contribuito a sostenere le Borse del Vecchio Continente
Chiusura in rialzo per Piazza Affari, con l’Ftse Mib che guadagna lo 0,59%, a 24.610 punti, in linea con le altre piazza europee: Francoforte ha messo a segno un rialzo dello 0,31% mentre Londra ha guadagnato lo 0,79%. Meglio Parigi, in progresso dell’1,03%
La frenata oltre le attese dell’inflazione europea, che potrebbe indurre la Bce a rallentare il ritmo di rialzo dei tassi, ha contribuito a sostenere le Borse del Vecchio Continente che chiudono tutte in territorio positivo.
Ma il clima sui mercati, come testimonia il nervosismo di Wall Street, resta prudente visto che in serata è atteso l’intervento di Jerome Powell (Fed) che con molta probabilità «pur lasciando la porta aperta a un prossimo rallentamento nel ritmo dei rialzi – spiegano gli analisti di Mps Capital Services – allo stesso tempo ribadirà che la lotta all’inflazione non è conclusa e che la Fed continuerà ad alzare i tassi nel 2023».
Nonostante il tonfo di Tim, dopo l’addio definitivo all’ipotesi di opa totalitaria da parte di Cdp, anche l’indice Ftse Mib strappa a fine seduta un guadagno dello 0,59%, portando così il bilancio finale del mese di novembre a +8,64%. A Milano si distinguono Tenaris (+2,1%) grazie al rimbalzo del petrolio e il risparmio gestito con Banca Mediolanum (+2,4%).
Acquisti su Moncler (+2,2%) insieme ai titoli del lusso europeo, sulla speranza che il governo cinese allenti le misure contro il Covid. Ko invece di Telecom Italia (-5,2%) dopo la “gelata” del sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Alessio Butti, che ha bollato come «una fantasia» l’idea di «parlare ancora di opa totalitaria», pur aprendo a un’opa parziale.
Fuori dal listino principale soffre la Juventus (-1,2%) alla prese con il cambio al vertice societario (ma John Elkann ha assicurato che il club «non ha bisogno di capitale»).
Sul fronte dei cambi, l’euro cala a 1,0311 dollari (da 1,0380 dollari ieri in chiusura) e 143,76 yen (144,15), mentre il dollaro/yen si attesta a 139,41 (138,86). Il mancato accordo sul price cap a livello europeo fa ripartire le quotazioni del gas, che scambia ad Amsterdam sui 145 euro al MWh (+6,5%). Risale, infine, il greggio con il Wti di gennaio a 80,3 dollari al barile (+2,7%) e il Brent stesso mese a 85,4 dollari (+2,8 per cento).